sabato 16 aprile 2011

Ritagli di tempo

Chi esce con un cuoco sa già che dovrà fare i conti con un'amante imbattibile...la cucina!
L'unica via d'uscita è assecondare questa passione, condividerla, amarla voi stessi..
Quello che forse non ci si aspetta è che lui passerà molto più tempo con lei che non con voi...
Vi rifilerà le solite scuse: "è solo un lavoro, è la mia professione"..
Invece è droga.
Ve lo porterà via al sabato sera, ve lo porterà via al week end, addio ai fine settimana e notti in discoteca, ciò che vi resta sono ...
Ritagli di tempo.

giovedì 7 aprile 2011

L'acqua di Napoli

C'é una leggenda napoletana che spiega perché la pizza fatta in un'altra città, anche da uno stesso "pizzaiuolo" napoletano, non abbia lo stesso sapore. Il motivo é l'acqua.

L'acqua di Napoli è l'ingrediente segreto  per la riuscita di una vera pizza partenopea. Leggenda o non leggenda, fatto sta che non sono ancora riuscita a trovare un posto al di fuori della mia città dove ritrovarne il gusto autentico, verace, come solo da noi é.
Da poco ho scoperto un posticino a Monza niente male, mi piace ritornarci spesso, per un paio d'ore mi sembra di essere tornata a casa, se non fosse per il vicino di tavolo che continua a rispondere al telefono urlando "ué pirla!". La Trattoria Caprese diviene spesso il mio angolo di paradiso, la pizza riesce ad essere "quasi" perfetta; non credo infatti importino, tra i diversi prodotti, anche l'acqua! I piatti sono molto abbondanti mentre il prezzo resta sempre relativamente basso, mi sa che anche i prezzi di un'autentica pizzeria a Napoli resteranno una leggenda per il resto d'Italia e del mondo. L'antipasto misto vi lascerà senza fiato e se vi avventurerete anche sul calzone fritto con scarole e provola, allora la commozione é assicurata. Il personale, al 99% DOC (Di Origine Campana), non deluderà le vostre aspettative regalandovi momenti di genuina simpatia e cortesia.

Trattoria Caprese
Aperto tutti i giornin, si consiglia la prenotazione.
20900 Monza (MB) - 10, p. Roma
tel: 039 322947
email: info@saporidoc.it

Da napoletana voglio continuare a credere che a fare la differenza sia l'acqua. Chi se non noi ne cogliamo il significato più vero che va al di là della stessa prelibatezza, che arriva a caratterrizzare la mia gente. Noi siamo acqua, come essa ci adattiamo alla vita come lei stessa si adatta al letto di un fiume, ad un fondo mai costante, riesce a superare ostacoli insormontabili con la sua furbizia e va avanti, qualsiasi cosa succeda.

martedì 5 aprile 2011

Diventa chi sei

Spesso si crede che la strada del successo sia la stessa per la realizzazione del proprio io. Potrebbe anche esserlo ovviamente ma bisogna che la professione intrapresa sia lo specchio dei nostri desideri.
In cucina non c'è mai stato spazio per le emozioni, si resta freddi ed impassibili per gestire al meglio i momenti di crisi. Eppure sono le stesse emozioni a distinguerne l'uno fra molti. Sono queste emozioni che hanno fatto di lui il solo, cha l'hanno sostenuto a non arrendersi mai, ad essere ciò che è sempre stato, a diventare chi fosse. Voglio credere che ognuno di noi è già qualcuno, a noi tocca solo l'arduo compito di diventarlo. La difficoltà però, come potrebbe sembrare, non è proprio nel raggiungimento del traguardo, piuttosto nella nostra capacità di comprensione: chi siamo, cosa vogliamo, come ottenerlo.
Il periodo dell'università è stato uno dei miei preferiti non solo per la possibilità di studiare ciò che si ama ma per l'aspettativa che riponiamo nel futuro, per i desideri che coltiviamo e le speranze che fomentiamo. Il momento migliore è stato quello della redazione della tesi, è come scegliere una ricetta, cercarne il significato più nascosto per renderla unica, sviscerarla e finire per trovarne l'essenza insieme alla propria, una grande scoperta.Spesso però nella vita reale non è così facile e le cose non vanno proprio come ce le aspettavamo. Si sbagliano i tempi di cottura, si esagera con lo zucchero, le modifiche apportate per renderla unica si dimostrano non esatte. Due divengono le possibilità: o si finisce per seguire alla lettera ogni ricetta, facendosi trascinare dalla corrente o si decide di riprovarci finchè non si riesce, finchè questa non sarà nostra.
Io scelgo di far parte della seconda categoria.

domenica 3 aprile 2011

Nel ricordo e nella speranza di un futuro migliore

Questa la citazione dello chef per la serata.
Così mi sono ritrovata a fare di  nuovo parte di questo mondo, almeno per una sera mi sono vista nuovamente schierata dalla parte giusta o almeno in parte. Il piano mi vedeva per metà ospite per metà aiutante: una portapiatti d'alto borgo! Mi sono ritrovata in tacchi a spillo 12 a dover servire 20 persone, con piccoli vassoi ricavati da tavolette di legno messe appunto per l'occasione. La cena è stata un'idea del padrone di casa e dello chef. I due hanno tutta l'intenzione di trovare polli da spennare a suon di portate! La scelta del menu è stata basata su piatti tipici della tradizionale cucina italiana, rivisatati all'orientale. Ogni composizione era un tributo al Giappone ma nel sapore è stato il gusto tipico italiano ad avere la meglio. Gli invitati: un gruppo tirato ad hoc per l'occasione, l'intento era far crescere la nomea e la possibile fama dell'evento. L'ambiente perfetto: un "loft" tirato su in un laboratorio del ferro, sembrava di essere tra un set fotografico e uno spazio artistico teatrale. Le luci perfette, la cucina minimalista, un sapore di casa che non tradiva la classe di un ristorante "in". Come antipasto ci si è affidati alla rinomata tartar di salmone, ad una favolosa caponata servita con sardina su un pane carasao per affermarne i contrasti, nems vegetariani e crackers fatti in casa con un ripieno di bufala, immancabile, ricoperti da semplicissima salsa di pomodoro. Il tutto andava managiato con bacchette e con l'aiuto al massimo di un cucchiaio, come in qualsiasi autentica bettola giapponese. I primi invece hanno fatto soffrire un po' la stima dello chef che si è cimentato in un risotto che ha fatto i capricci, causa fondamentale una pentola dal fondo poco spesso. Questo è stato servito alla buona in un vaso da giardinaggio con una pallina di gelato al parmigiano e una gelatina. Una scelta un po' ardua visti i mezzi poco professionali messi a disposizione dalla casa e il numero non poco limitato dei commensali. I paccheri  si sono pero' rivelati i migliori protagonisti della portata, l'accoppiata gorgonzola - speck non ha deluso ancora una volta! Il calamaro ripieno con polenta è stato altrettanto gradito, peccato che l'appetito ormai scarseggiava, ma il dolce è stato un successo: veri togo ricreati da una torta sacher al retrogusto di zenzero, e per chi non sapesse cos'è effettivamente basterà ricordare quella spezia che tutti comunemente associano al sapore di "sapone" e troviamo accompagnata al wasabi nel sushi. Sono stata la prima a dovermi ricredere: l'associazione con il cacao amaro la rende perfetta.
Applausi, applausi...applausi
La  mia serata si è così trascinata tra tipici insulti dello chef e public relations!
Quello che è rimasto al mattino però è stato il sapore amaro del risveglio.