domenica 7 agosto 2011

La vita è come una scatola di .. caramelle

Le mie caramelle preferite sono le girelle, le girelle di liquirizia. Adoro partire dalla fine e srotolarle pian pianino con la bocca. Ce ne sono di lunghezze, grandezze differenti; ovviamente più grandi e lunghe sono meglio è!
Credo di preferirle proprio grazie alla possibilità di prolungarne il sapore fin quando si vuole: si possono srotolarle lentamente o mangiarle in solo boccone, fare entrabe le cose, mordicchiarle.
Eppure il mio problema non è tanto quello di trovare il modo migliore di farle fuori, piuttosto l'occasione giusta per farlo.
Ho una scatola di caramelle nell'armadio, le tengo lì nascoste. Ho una bella scatola di caramelle nell'armadio, dentro ci sono anche le girelle, ma io non voglio aprirla. Ho una gustosissima scatola di caramelle nell'armadio ma io preferisco tenerla lì chiusa invece di assaporarne il contenuto. Se decidessi di aprirla le mangerei tutte le caramelle, poi non ce ne sarebbero più. Quiundi decido di tenerla chiusa per sapere che ho la mia scatola di caramelle.
Una notte ho fatto un incubo: le mie caramelle erano tutte ammuffite in quella scatola, non ne avevo gustata neanche una. Non avrei più avuto nè la scatola nè le caramelle.
L'indomani ho deciso di aprire subito la scatola di caramelle, le ho mangiate tutte fino a stare male.
Da allora preferisco mangiarle subito le mie caramelle, non tutte insieme però.

venerdì 29 luglio 2011

Adieu 4bis rue Saint Sauveur

Ero una ragazzina.
Sono arrivata nel lontano settembre del 2008 su un treno fumante di sogni. Sono passata per rue Oberkampht e René Boulanger prima di approdare in questa polverosa rue Saint Sauveur. E' una traversa di una delle più affollate e vispe rue del secondo arrondisement. La strada é decorata di stracci e rimasugli delle vicine atelier, c'é un kebabaro dove ho mangiato più di una volta e che emana un odore di cipolla già alle 11 della mattina; l'estetista che ti propone la più dolora ed efficace depilazione mai vista; c'é una spa da 2000€ all'anno che attira donne dalle gambe lunghissime e uomini dall'area poco virile.
Al 4bis di rue Saint Sauveur si trova lo studio. Grande, luminoso, spartano. Nello studio al 4bis di rue Saint Sauveur c'era una stagista di 23 anni appena laureata con nessuna esperienza. Al 4bis di rue Saint Sauveur la stagista usciva dal lavoro sempre alle 9 di sera con un'aria distrutta e poco curata. E cosi' é diventata adulta. Al 4 bis ha ottenuto il suo primo contratto, un contratto da responsabile commerciale a tempo indeterminato. Ha ottenuto una scrivania, una sedia e un telefono.
Ma la ragazzina sognava di più del 4bis rue Saint Sauveur.
Adieu 4bis di rue Saint Sauver. 

mercoledì 20 luglio 2011

SKUNK ANENSIE 19/07/2011 Arena civica Milano

Nonostante la pioggia
Nonostante il freddo
Nonostante tutto
Grandi emozioni



"You can saved me, you saved me...from my self..."

La pioggia sembrava averci risparmiato, quando sulle prime note di Hedonism ha cominciato a venir giù...
Ma ormai nulla aveva importanza, anche lei, la pioggia, era la benvenuta..faceva parte del grande show che ieri gli Skunk anensie ci hanno regalato in una semplice notte uggiosa di  Milano.
Allora fanculo l'ombrello, fanculo anche il keeway che non é impermeabile, qui, stanotte si balla e si canta sotto la pioggia, perché lei, noi, me...non ci ferma più nessuno!

Non c'era modo migliore per salutare questa città che, NONOSTANTE TUTTO, mi ha emozionata, coccolata, stranita e anche salvata. L'ho salutata anch'io con lei: "Helloooooo Milanoooooo".

lunedì 18 luglio 2011

Fanculopensiero

Ho voglia di scrivere...
ho voglia di buttare fuori i mille pensieri, tutte le preoccupazioni che sento arrivare da lontano..le sento, sono appostate in attesa di un mio passo falso, in attesa del momento in cui cedero', anche se per un istante, pochi secondi, attimi, a quel "tel'avevodettoio!" per poi scatenare l'inferno nella mia testa.
Ed invece io resisto, perché non ci dovrà essere nessun "tel'avevodettoio!" che possa turbare la mia, seppur precaria, quiete interiore. Bisogna saltare ora e non si puo' perdere la concentrazione, non ora che dopo tutta 'sta rincorsa, almeno due anni, il momento é arrivato: manca poco al burrone. Non ora che basterebbe un soffio per farmi andare giù. Bisogna smettere di pensare, credere nelle proprie capacità, fidarsi del proprio istinto, si tratta di sopravvivenza, e soprattutto bisogna non voltarsi indietro, mai.
Quindi "Fanculopensiero".

Amo leggere, ma non lo faccio sempre. Non seguo nessun criterio preciso: quando ho voglia di leggere io leggo. Leggo dai romanzi gialli ai bestseller tanto pubblicizzati, al libro sconosciuto comprato solo perché mi piaceva la copertina. Leggo le etichette di tutto quello che mi passa davanti in bagno. Leggo i cartelloni pubblicitari, leggo Vanity fair. Leggo anche le mail, i blog, il mio blog.

Giovedi' ero sul naviglio piccolo quando mi ritrovo davanti un sogno di libreria. Piccola con un grosso cartello all'entrata che indicava che tutti i libri erano venduti a soli 2€. I libri infatti erano stati trovati in qualche discarica e salvati dall'agonia. Erano ben pettinati e in bella mostra come cuccioli in cerca di qualcuno che si prendesse cura di loro. Andavano salvati dal triste destino del "baratrodeilibrinonletti".

Amo leggere, amo leggere soprattutto i libri usati. Resto affascinata dalla loro storia: non conoscendola ne creo sempre una. Acquistato in una di quelle grosse librerie del centro molti anni fa, almeno nel 2003 (l'anno della pubblicazione) il mio libro é stato poi accidentalmente abbandonato su  di una panchina della metro, da li' ha avuto diversi proprietari, nessun barbone visto il suo ottimo stato attuale. Probabilmente non sarà stato neanche granché apprezzato, farebbe addiritura pensare che sia stato sfogliato poco. Sarà stata colpa della tematica: cosi' scomoda che molti avranno deciso accuratamente di evitare per paura che come una malattia questa potesse attaccarsi al proprio pensiero, sarebbe stata la fine. Cosi' per non buttarlo via il suo ultimo proprietario avrà deciso di venderlo, regalarlo alla libreria, sicuro che qualche folle avrebbe non solo letto ma apprezzato quelle pagine.
"Fanculopensiero" mi ha trovata, a me é bastato solo arrivare a metà strada: entrare nella piccola libreria di seconda mano. L'ho cercato, sapevo cosa cercare, sapevo che era li' da qualche parte. Il mio unico compito era quello di far scorrere i miei occhi da uno scaffale all'altro finché non l'avrei trovato.
Vi siete mai  chiesti come le canzoni riescano a raccontare perfettamente il vostro stato d'animo proprio nel momento in cui questo é particolarmente sensibile? Con me questo succede solitamente coi libri.
D'un tratto eccolo. Prima ancora di aprirne la prima pagina sapevo che era lui. Un titolo cosi' non poteva che essere perfetto per il mio preciso momento di follia.
O illumuinazione? Questione di punti di vista.

E quindi: "Fanculopensiero".

Sono nata nomade dentro

Sono una vedova allegra.
Organizzo il funerale alla mia vecchia vita. Sono qui che la saluto commossa. Non tutto ancora é concluso, manca poco. Ho lasciato casa. Non ho più una casa. Sono una nomade. Sono una nomade allegra.

Ricordo la sensazione d'impotenza che si ha davanti una nuova città; ricordo la solitudine che ti cattura, ricordo il suo odore, l'odore della paura. Ricordo l'angoscia che ti assale alla sera, che non ti lascia neppure al mattino. Ricordo quello schiaffo in pieno viso che ti risveglia dal torpore. Ricordo la difficoltà d'espressione, ricordo il rumore sordo del vuoto che ti circonda, il rumore assordante di parole incomprensibili. Ricordo le lacrime pesare come macigni. Poi quella forza che arriva da lontano, quella voglia di farcela a tutti i costi. Ricordo la gioia immensa per ogni piccola vottoria. Ricordo il piacere di orientarsi. Ricordo il giorno che ne vale 100, ricordo l'anno che ne vale 1000. Ricordo che il tempo vola e resta immbile allo stesso tempo. Ricordo le mie 10000 case, ricordo cosa vuol dire trovarne la prima. Quel posticino al Centre Pompidou: piedi incrociati, con le spalle alla ringhiera, di fronte la boutique dai mille libri e cartoline; il piccolo giardino di rue didot di fianco casa da dove si sentiva sempre una musica jazz arrivare da lontano; la panchina sul canal Saint Martin (la foto riportata l'ho scattata quando l'ho trovata); la fermata della metro Oberkampft che ho conosciuto a qualsiasi ora del giorno e della notte; il caffé di Starbucks a Chatelet, il cinese di fronte casa sbirciato dalla finestra.
In questi luoghi mi sono sentita a casa anche quando una casa non ce l'avevo; in questi luoghi mi sono sentita in pace e felice anche se tutto intorno a me era incerto; in questi luoghi ho trovato, per alcuni attimi, anche me stessa.

lunedì 11 luglio 2011

Ci sono tre milanesi, un ristorante americano e una napoletana...

La giornata è calda, afosa. Il sole fa capolino tra le nuvole, è da poco passato mezzogiorno. Faccio una doccia veloce per risvegliare il mio corpo assopito.
L'appuntamento fissato per un pranzo in terrazza. Un tavolo con quattro sedie, un ombrellone da esterno, qualche fiore, qualche insetto, tutto sa d'estate.
Tutto sa d'estate, anche i miei capelli bagnati, la mia tutina-prendisole HM, i piedi nudi, lo smalto verde bottiglia Kiko. Ma manca il mare.
Il mio chef smanetta ai fornelli, in cucina. Stranamente non si lamenta.
Dalla cucina arriva un odore di vacanza, il menù é una sorpresa; tutto dipende dalla sua fortuna, dalla sua capacità di tirar fuori il coniglio dal cilindro. E' un narcisista, soprattutto in cucina, lo s'intuisce subito dalla sua accurata presentazione, nulla é lasciato al caso. Vassoi neri allungati, a sinistra una ciotola nera contenente farro condito con pomodorini, olive nere, bottarga di tonno, cubetti di formaggio. A seguire pomodori farciti con salsa di tonno e rifiniti da una fettina di romano, un filo d'olio. Tre fettine di bresaola accompagnate da due fettine di cour de dieu, noci incastonate, rifinutara d'olio. Il dessert, il vero protagonista tra le portate, servito in bicchiere di vetro capiente si presentava composto: una macedonia di cubetti di pane tostato in rosmarino, cubetti di albicocca e pesca sciroppate, una palla di gelato alla panna rifinita ad arte con un filo d'olio d'oliva, dettaglio fondamentale rubato alla cucina del ristorante Folia di Chicago. Una cucina semplice, ingredienti nostrani dal sapore mediterraneo, qualche barzelletta e una bottiglia di buon vino bianco.

   

mercoledì 6 luglio 2011

"Bigliettino da visita? In fondo a destra, prego."

Se fossi un critico gastronomico comincerei con l'andare in bagno. Se fossi un critico gastronomico, prima di guardare il menù o la carta dei vini, prima di sedermi al tavolo, prima ancora di fare la mia prenotazione, andrei in bagno. Non il mio, s'intende. No, andrei a visitare il bagno del ristorante, locale, birreria, paninoteca, enoteca, caffetteria. Non si tratta di perversione, neppure di una qualche urgenza. Mi piace spiarli da li; é da li' che si intuiscono i loro mille segreti celati.
Un bagno, piccolo o grande che sia, se sporco, malandato, non igienizzato desterebbe senz'altro sospetti; mentre uno ben tenuto, dal desaign curato anche in qualche piccolo dettaglio (uno specchio, un portasapone originale a forma di naso, qualche poster) ci sorprenderà in modo assolutamente positivo.

Adoravo fare aperitivo al Blender. Locale rinomato qui a Milano proprio per i suoi banchetti da capogiro. Peccato per il bagno. Peccato, perché dopo il giro turistico la fame é passata.

Ieri invece dai "cinesi fashion" in Moscova, tra un bicchiere di vino e uno di birra, mi sono ritrovata nel bagno "in" di un locale "in". In questi bagni "in" di locali "in" il gossip é garantito e le sorprese di certo non deludono mai: l'odore di alcool profumato, il bianco del talco nell'aria, le maschere smesse e poi ricomposte, gli incontri-scontri, i mille e pochi sconosciuti, gli specchi ingannevoli, i pettegolezzi rubati, tutto ricorda il "dietro le quinte" di un teatro, o meglio ancora... di un circo.

Di bagni ne ho visti. Ho visto più bagni che menù. Sono stata in visita in quelli dei locali più costosi, visto che almeno alla toilette l'ingresso é libero! In quelli delle bettole più luride, in quelli eccentrici, in quelli dal lato omosessuale o omofobico, in quelli insulsi o stravaganti o peggio: anonimi.
Resta il fatto che é qui che si coglie la vera anima della "festa"!
Belli o brutti che siano stati questi viaggi, di sicuro hanno segnato il mio immaginario, rivelazioni.


Mi scuso in anticipo:




TRAINSPOTTING.
No comment.

giovedì 23 giugno 2011

Napoli mangia spazzatura. San Gennaro pensaci tu

Pronto? C'é qualcuno in ascoloto? C'é qualcuno che abbia la minima intenzione di ascoltare le nostre preghiere?
Cosciente del fatto che le richieste e le denunce saranno ignorate come sempre, che quello che é palese per molti é dato per follia, l'evidenza negata, la verità offuscata dalla menzogna un'ennesima volta; oggi alla città di Partenope non resta che pregare e sperare in un miracolo.

Napoli, oggi, mangia spazzatura. Il banchetto é offerto dai soliti giochi di potere, dalle marionette manovrate dai vecchi fili. Poco importa se a rimetterci é la povera gente che vive sulla propria pelle questa guerra mascherata, il premio finale é troppo ghiotto per rinunciare. Non é certo possibile lasciare che tale ricchezza resti nelle mani di chi, per la prima volta dopo tempo, ha deciso di non piegarsi e addirittura combattere questo male profondo, "scassando" i piani della malavita . E allora ben venga cercare di ostacolare il suo operato, sabotarlo, far credere attraverso i media, un altro strumento nelle mani di chi la realtà preferisce camuffarla, che la situazione degenera a causa di un sindaco che non mantiene le promesse e dei cittadini napoletani, indegni anche di tale definizione.
Fortuna che l'informazione giunge anche dalle fonti più inaspettate: dichiarazioni in fede, video pubblicati e movimento organizzato su canali come facebook, twitter e youtube per cercare di sensibilizzare l'opinione pubblica, per inviare un grido d'aiuto sordo, angosciante, che pesa sulle coscienze di chi una coscienza ce l'ha.

Credete ancora che a dettare questa protesta siano gli stessi cittadini che hanno votato De Magistris? Certo, sono loro che ora impazzano per le strade per creare maggiori disordini in materia. Coerente.  E se pur cosi' fosse, perché le forze dell'ordine, sempre cosi' attive nel far rispettare la quiete pubblica durante le manifestazioni più pacifiste, ora restano incapaci d'intendere e di volere davanti ad un gruppo di manifestanti cosi' accaniti nel rovesciare rifiuti di ogni genere per le strade?
Intanto la primaria preoccupazione del governo Berlusconi é quella di dimostrare che alla scadenza dei 5 giorni preannunciati la spazzatura non solo non sia scomparsa, come promesso, ma addirittuira triplicata: chi sarà stato? Il governo intanto continua a rinviare il giudizio sulla richiesta di etichettare questi "rifiuti speciali", meglio prendersela con calma piuttosto che cercare di liberare la città da questa piaga.
Ma le colpe restano del sindaco e dei cittadini che lo hanno votato, é ovvio!

Sveglia! che l'aria "nun é chù doce".

mercoledì 22 giugno 2011

Lasciate perdere le Barbie, io voglio una palla di cristallo e pure un malox

Qual'é la cosa più giusta da fare?
Da piccoli  si scriveva le letterine a babbo natale. Si vede che ero troppo impegnata a scegliere quale tipo di Barbie chiedere che ho dimenticato d'inserire nella lista una bella palla di cristallo. Di quelle grosse, luccicanti, quelle che usavo alle feste dei bambini, quando mi travestivo da vegente e li stupivo con la mia magia da quattro soldi.  Io ne voglio una vera! mi accontento anche dei tarocchi, del fondo di una tazzina di caffé, di té, purché mi dica cosa é giusto fare.
Forse cosa fare no, perché ormai la frittata é fatta e non si torna più indietro. Allora datemi un malox. Datemi qualcosa che mi faccia passare questo bruciore di stomaco, che mi elimini l'acidità dalla bocca, dal cuore.

mercoledì 15 giugno 2011

Seconda stella a destra e dritto fino al mattino, poi la strada la trovi da te, porta all'isola che c'é

Ogni volta che decido di lasciare una città sono triste. Anche se la scelta é stata mia, anche se non vedo l'ora di cambiare aria, non sopporto più i suoi ritmi, le sue strade, mi sta stretta, quando ormai é arrivato il momento di impacchettare tutto e lasciare spazio ai nuovi arrivati, allora si che comincia a salirmi il magone. Alla fine nonostante tutto si deve dire addio ad un pezzo di storia, un pezzo di vita, un ciclo concluso, un anno, due, tre, di ricordi, pensieri e luoghi. Non é facile per niente. Odi quelle povere persone che subentreranno al tuo posto, nella tua casa, nella tua camera: nessuno la merita! Preferiresti partire e sapere che più nessuno si permetterà di lavare via quella macchiolina sul muro che ti é diventata tanto familiare, i poster, quel quadro, il letto poi. Cominci ad esserne gelosa e a ripensarci, non vuoi più partire! Ora tutto ti sembra perfetto, commovente. Come quando col cambio di stagione si deve decidere cosa tenere per l'anno dopo e cosa no. D'un tratto il maglione che non avresti indossato neanche sotto tortura diventa un capo di inestimabile valore: "come avro' fatto a non indossarlo neanche una volta? sicuro l'anno prossimo lo indossero' tutti i giorni!". A Parigi una volta siamo state anche alla festa d'innagurazione della casa dove le "Trois italienne", cosi' ci chiamavano, avevano convissuto per quasi un anno. Pessima idea: Laura d'un tratto aveva deciso di portarsi via le spille lasciate sulla poltrona, non potevano restar li', erano nostre, come si erano permesse le nuove inquiline a non accorgersi del loro infinito valore e a lasciarle li! L'ho dovuta portar via di corsa, a momenti non le cacciava di casa.
Ho vissuto in molte case, ho tenuto molte camere, ma mai mi sono sentita a casa come nel nostro fantastico appartamento al 55 di rue Didot. Questi sono amori che durano per sempre.

E se questo accade per una casa, figuriamoci per il lavoro a cui state rinunciando. Non c'é niente di più difficile che formare una persona che prenderà il vostro posto, anche se quel lavoro lo odiate infinitamente, lei non puo' arrivare e prenderselo cosi'. Voi quel lavoro l'avete sudato, guadagnato giorno dopo giorno, straordinario dopo straordinario. Cosi' quando i nervi cominciano a cedere e l'angoscia annebbia la mente bisogna solo fermarsi un attimo e ricordare tutti i motivi che ci hanno spinto verso la nostra decisione; nessuno potrà mai avere cio' di cui siamo più gelose: le nostre esperienze, la nostra vita in quei posti, tra quelle mura e in quei ricordi. Cosi, un respiro profondo, un ultimo saluto commosso e via, verso altri orizzonti.

mercoledì 8 giugno 2011

L'odore dei ricordi

Questa mattina mentre salivo le scale per arrivare in ufficio ho riconosciuto l'odore della lacca, non quella per il pavimento, la lacca per capelli. Un odore deciso, che probabilmente da poco una signora sulla mezz'età aveva lasciato scivolando via dai vari elegantissimi studi di avvocati che riecheggiano in questo edificio ottocentesco. Eppure il mio pensiero é stato subito trasportato lontano: d'un tratto ero di nuovo li, dietro le quinte del palcoscenico del teatro Bellini di Napoli. Avro' avuto sette, otto anni al massimo, ero li in ansia per la battuta che avrebbe segnato la mia entrata in scena. Quell'odore di lacca mi circondava, era ovunque: nei camerini, catturato in ogni vestito di scena, era il profumo di quelle donne dalle gambe lunghissime, bellissime. Era nel mio chignon che continuava a procurarmi un grosso mal di testa, era nell'euforia del momento e negli applausi della platea. Un mondo che seppur lontano é stato il mio.
L'odore é cio' che resta di quei ricordi che non sapevamo neanche di aver conservato cosi' intimamente. Sono loro che senz'alcun preavviso riescono a riportarci indietro nel tempo, una sorta di viaggio dell'animo, pochi secondi, una forza prorompente. Sono legati a momenti belli quanto insignificanti, si ritrovano nell'odore di una metropolitana come quella di Parigi, nel profumo usato dalla mamma quando eri piccola, nel vinex che ti spalmavano a quintalate sulla schiena prima di andare a dormire, l'odore del mare che si mescola a quello dell'asfalto e dello smog a Mergellina, quello della pasta al forno la domenica.
L'odore dei ricordi, il profumo della vita.

martedì 7 giugno 2011

Donne, ricette e mode, chi le capisce gode

La vita é una serie infinita di scelte. Non si fa in tempo ad alzarsi al mattino che ci si presentano davanti i grandi bivi della vita. Una decisione errata come l'alzarsi dal lato sbagliato del letto potrebbe compromettere il nostro umore come anche il nostro stesso destino.
S'inizia con la scelta degli abiti da indossare, della strada da percorrere per arivare in ufficio, le scarpe, la giacca, i capelli lasciati sciolti sulle spalle o raccolti in una coda.  E se credete che siano dettagli andate subito a farvi una cultura approfondita sulla tanto temuta legge di Murphy!
Quell'unico giorno avete deciso di mettere i sandali ed ecco che un cielo che più blu non si puo' lascerà posto a fulmini e tempeste. Avete un appuntamento importantissimo che deciderà le sorti della vostra carriera ed ecco che puntuale una goccia d'olio del panino della vostra commensale sceglierà come bersaglio proprio la vostra camicetta bianca; siete sempre in anticipo ma ovviamente l'unico giorno che non potreste arrivare in ritardo la sveglia deciderà di non suonare.
Cose che succedono certo, ma solo nell'unico momento più sbagliato che ci possa essere.
Ecco che fare scelte di vita, come quelle più elementari sarà sempre più difficile. Ci affidiamo ai pareri degli amici, ai pronostici dell'oroscopo letti di sfuggita al mattino nel giornale della metro, nessuno ci crede ma tutti li leggono, e poi ci sono le massime, la grandi verità, loro che nessuno si sognerebbe di andarci contro: i proverbi.
Li conosciamo e non sappiamo neanche bene come, ce li ha ripetuti la nonna, la mamma, la zia. Sono alla base delle nostre basilari conoscenze, ed ecco che li sentiamo riecheggiare nella testa ogni volta che c'é da prendere una decisione.
Generazioni di donne e uomini hanno infranto i loro sogni d'amore perché "la minestra riscaldata non fù mai buona", non hanno mai concesso il perdono perché "il lupo perde il pelo ma non il vizio", non si sono lanciati in nuove avventure accontentandosi del poco che avevano credendo che "chi lascia la via vecchia, sa quello che perde e non sa quello che trova" e bisogna stare attenti "tanto va la gatta a largo che ci perde lo zampino"!
E allora come mai io che la minestra l'ho riscaldata più e più volte ora la gradisco come non mai?
Ho scoperto che a quanto pare se si vuole il vizio lo si perde e il pelo puo' diventare addirittura più bello.
Probabilmente lasciando questa via so quello che perdo ma non quel che trovo ed é proprio per questo che cambio!
Chi sa quando ci perdero' lo zampino ma tentar non nuoce e chi dorme non piglia pesci!
E poi si sà, chi fa da sé fa per tre!

venerdì 3 giugno 2011

Una strana voglia notturna, saranno gli ormoni.

In un certo senso ho sempre invidiato le donne incinte.
A loro è permesso di mangiare in continuazione, mangiare le migliori "schifezze", comandarle a bacchetta a qualsiasi ora del giorno e della notte. Ovvio, si dovrebbe seguire una dieta sana ed equilibrata per la salute del futuro pargolo, ma voi davvero avreste il coraggio di non assecondare le voglie di una donna in preda agli ormoni?!
C'è da dire che questo non sarà neanche l'unico privilegio. Per la prima  volta guardarsi allo specchio e vedere cescere la pancia sarà una gioia e non un terrore, la pelle sarà ogni giorno più luminosa e il fascino aumenterà di giorno in giorno in diretta proporzione con il peso. 
Certo se ne approfitta. Si diventa spietate, capaci di azzardare e comandare le più assurde richieste anche in piena notte e non c'è marito, sorella o suocera che tenga davanti quel broncio. Allora ben vengano le patatine fritte alle 4 del mattino, i cocomeri in pieno inverno, le fragole d'autunno, una cosa è certa ogni secondo di quei lunghissimi, interminabili nove mesi sarà buono per ricordare al mondo chi sarà a dover sottoporsi ai massacranti dolori del parto, che d'un tratto appariranno più allettanti che mai al confronto!
Chi non conosce poi le varie leggende che circolano sulle varie "voglie" che possono manifestarsi sull'epidermide del bambino: voglia di caffè, di gelato, di cioccolato... ce n'è per tutti i gusti.
La scienza ovviamente dissentisce e consiglia una dieta delle più regolari e salutari.
Fatto sta che la voglia resta.

Una donna passeggiava sulla spiaggia, erano le prime ore del mattino, c'era pochissima gente. Vestiva un costume, un due pezzi taglio brasiliano, era viola. Si muoveva lenta, era elegante. Il suo viso restava ombrato dal grosso cappello di paglia in tinta . Era intenta ad ascoltare il rumore dolce delle onde che arrivavano sulla spiaggia, che arrivavano fino a lei.Era sola in quell'istante ma non lo sembrava affatto, il suo corpo longilineo spiccava in controluce. Sembrava in pace col mondo, lo era, lei.
L'anno seguente era nuovamente lì eppure stentai a riconoscerla, quella luce aveva abbandonato il suo corpo: quell'anno conobbi il figlio, avrebbe compiuto dopo poco un anno.

martedì 31 maggio 2011

Carissimo Sindaco

Carissimo sindaco,
ora tocca a lei! Si perché noi il nostro dovere da cittadini coscienziosi l'abbiamo fatto dimostrando di cosa sia capace una città che ha la voglia e la forza di crederci ancora.

Illustrissimo sindaco,
é in lei che abbiamo riposto le nostre speranze ma ora vogliamo vederle realizzate.

Gentilissimo sindaco,
lei che ha fatto del popolo la sua bandiera e la sua vittoria faccia in modo che sia adesso il popolo a ritrovare la voce da troppo tempo soffocata, sia una giusta guida.

Chiarissimo sindaco,
ci renda orgogliosi del suo operato non certo per ostentarlo di fronte chi l'ha messa più volte in discussione ma solo perché noi meritiamo il suo meglio.

A lei la parola sindaco
A lei i fatti, sindaco!

P.s.
Si, 'abbiamo scassato'.
Non c'é spazio per i commenti degli indignati borghesucci.
Ora c'é solo la gioia di chi ha colto il senso ultimo di queste due semplici parole che riecheggiano in ogni spirito e in ogni dove. La celebrazione della prima fra le tante vittorie che seguiranno.

sabato 28 maggio 2011

Preliminari: la parte migliore!

E' la parte iniziale ad essere la più succulenta. Non sai ancora come andrà e questo ti mette su di giri! Studi ogni particolare, ogni suo gesto, ricerchi la verità dei suoi pensieri in ogni singola parola, virgola, allusione. Tutto d'un tratto ti ritrovi ad imparanoiarti su cose stupide come "avrà sfiorato di proposito il mio braccio? Quando diceva quelle cose era a me che alludeva? che significato hanno quei puntini sospensivi in quel messaggio?" Senza accorgercene non facciamo altro che pensarlo (e sottolineo "lo" perchè questa ragazze mie è una prerogativa femminile!), straziamo le nostre più care amiche  raccontando e analizzando ogni singolo dettaglio della giornata nella speranza di una loro approvazione. Ci addormentiamo tardi e ci svegliamo presto, poco importa perchè sogneremo ad occchi aperti per tutto il resto della giornata!
E non casca il mondo se alla fine lui non diverrà il nostro principe, certo quando ci si è dentro lo si vorrebbe a tutti i costi, cio' che importa davvero è di aver vissuto quelle ansie, quei brividi lungo la schiena e quei tremolii che rendono la vita, si sà, molto più dolce!
Capita che se tutto vada a buon fine il primo appuntamento possa essere a cena fuori, o per le più fortunate, un invito dove la cena è servita niente poco di meno che nella sua cucina, molto... molto vicina alla camera da letto!
Ho già accennato a quanto possa diventare un ottimo antipasto afrodisiaco lo stare seduti l'una davanti all'altro. Meglio scartare per l'occasione pizzerie e ristoranti tradizionali e optare per un posticino orientale con un atmosfera soffusa ed intima, ricorda comunque che il troppo storpia e soprattutto di fare un corso accellerato per imparare il buon uso delle bacchette che molto probabilmente sostituiranno le normali posate. Eviterei i piatti troppo speziati e quelli che ripropongono nel menu quelle odiosissime minuscole foglioline che rischiano d'incastrarsi tra i denti.
Se invece come nella seconda delle ipotei la cena si svolge a casa, allora siete già ben oltre la metà dell'opera! Un "assaggia questo", un "ti verso il vino" e non sapendo come vi ritroverete (frase vietata ai minori) a leccarvi i lobi delle orecchie ed assaporare il frutto proibito.
Facendo un giretto nel web potrete scoprire quali esattamente sono i cibi ritenuti più afrodisiaci di altri, eppure resto dell'idea che a fare il gioco siate voi!

E signori uomini in ..."ascolto" (virgolettato con le dita) lasciatevelo dire: sono gli inviti sussurrati, le cene alla scoperta di posti esotici  a fare da preliminari per una notte indimenticabile...e per favore, almeno la prima volta, siate voi ad offrire la cena, al momento del conto siate sicuri nel vostro gesto e allora si che sarà amore! Certo la cavalleria è scomparsa con l'era della finta parità dei sessi ma il buon gusto no! Credetemi, se sarà una gran donna ricambierà al più presto e chi sa che sarà proprio questa la scusa per chiedere il BIS!

La cena a due sarà la vera prova del nove! Non vorrete mica ritrovarvi come quelle noiosissime coppie che non si scambiano due parole e passano la serata a guardarsi in torno? Se sarà così la porta non sarà mai troppo lontana... correte, correte, correte!

venerdì 27 maggio 2011

Meteo

Sarà che é venerdi, sarà che non ho per niente voglia di lavorare, sarà che si spera tutti nei risultati del ballottaggio. Da meridionale sono cresciuta con la consapevolezza che per avere un futuro migliore avrei dovuto lasciare la mia famiglia, le mie origini. Sacco in spalla ricolmo di sogni e speranze, qualche benedizione della mamma che ti saluta piangendo e altrettante pacche sulla spalla e via: un biglietto di solo andata e nessun ritorno.
Non é una scelta, solo una presa di coscienza.

Il cielo di Milano oggi é grigio, promette tempesta. Sono le 11.05 eppure sembra notte. Dalla finestra entra un'aria fredda che mi scuote l'anima. Un tempo mistico, surreale. Tutti siamo qui ad aspettare che la prima goccia arrivi al suolo, una certezza... é solo questione di minuti, secoli ormai.

Ecco, piove..
Nulla é cambiato.

giovedì 26 maggio 2011

Nero su bianco

A volte mi chiedo se almeno una persona abbia letto cio' che ho scritto fino ad oggi.  Ogni mattina analizzo a fondo la pagina "statistiche" di blogger, cerco un dettaglio, un segno, uno spiraglio di luce; in quei grafici, in quelle colonne, in quei numeri io cerco te! Cerco d'immaginare il tuo pensiero, la tua indifferenza, la tua curiosità, la tua approvazione, la tua disapprovazione. Saro' riuscita a farti sorridere? a farti emozionare?

Devo essere sincera: mi sento un po' sola in questo mio blog ma per me scrivere é una droga, é liberatorio, é la fotografia dei miei stati d'animo ed io amo riporli in un cassetto per poi rispolverarli dopo anni. E' arte, la mia arte. E' espressione, movimento, é un viaggio. E' musica, danza. E' orgoglio, coraggio, onestà. E' forza, potenza. E'pensiero, é metafisico, ideologia, libertà d'espressione. E' sopra le righe. E' amare, é amore, passione, gioia e tristezza. E' una sfida.
E' tutto per me. 

mercoledì 25 maggio 2011

Dalai Lama: un pensiero semplice, una grande verità

Nel mondo capitalistico in cui siamo cresciuti la nostra soddisfazione come l'autostima sono da sempre direttamente proporzionate con il livello della nostra carriera/professione. Lavoriamo come matti per arrivare a poter esibire con orgoglio il nostro status sociale. Troppo poco spesso questa combacia con le nostre vere passioni, messe da parte o addirittura dimenticate per il tempo esaurito in ufficio e davanti i nostri PC, tutto per far guadagnare all'azienda di un altro un'altra fetta di mercato.

Soldi, soldi e ancora soldi.  Sono loro che muovono l'economia e insieme ad essa le nostre coscienze. Il mio capo non fa altro che chiederci ore di straordinario non pagate, anche se non giustificate, solo per la gioia del suo lato imprenditoriale. Non é che nella ristorazione le cose vadano sempre in modo diverso alla fine: ci si rompe la schiena facendo orari continuati in vista dei soliti banchetti e cerimonie del mase di giugno per ricevere a fine giornata una misera pacca sulla spalla "Bravo, anche oggi ti sei guadagnato il diritto di continuare a lavorare qui".
Ho peccato anch'io a suo tempo. Si, quando lavoravo in Francia e vedevo arrivare tutte queste giovani e meno giovani donne per l'ora di pranzo, loro con le borsette firmate, loro che potevano esibire con orgoglio il loro bigliettino da visita con la loro area arrogante, loro che non si sporcavano le mani come facevo io, beh devo confessare che una parte di me era affascinata dal loro mondo fatto di scrivanie con tanto di targhette con in bella mostra i nomignoli con cui definivano la loro professione: responsabile, manager, libera professionista. Oggi che anch'io ho impresso il mio nome su un bigliettino da visita con tanto di "nomigniolo", oggi che anch'io posso permettermi una borsetta firmata, oggi che trascorro le mie giornate incatenata ad una scrivania mi accorgo che non é tutto oro quello che luccica. Ovviamente non si puo' e non si deve generalizzare: ci sono casi in cui si ama il proprio lavoro e non si smetterebbe mai di farlo, ci sono volte che non sono i soldi a fare la differenza ma é la nostra volontà. Meteore.
Qualche settimana fa ho tenuto uno colloquio di lavoro per una postazione di stagista ad una ragazza di trent'anni. Lei era pronta a voler lasciare il suo lavoro e sarebbe stata disposta a ricominciare dal principio pur di avere l'occasione di schiodarsi. L'ho ammirata profondamente, ho ammirato la sua forza di volontà ed il suo coraggio.
"Quello che mi sorprende degli uomini è che perdono la salute per fare i soldi e poi perdono i soldi per recuperare la salute. Pensano tanto al futuro che dimenticano di vivere il presente in tale maniera che non riescono a vivere né il presente né il futuro. Vivono come se non dovessero morire mai e muoiono come se non avessero mai vissuto." Dalai Lama.

E adesso concedete a voi stessi solo un momento di riflessione.

Il mondo li fuori non vi appare più bello e promettente di queste quattro mura?

lunedì 23 maggio 2011

Bugie e Santeria

Una bugia che oggi mi ha tenuto lontano dalla mia tristissima scrivania, una bugia che vale la richiesta del mio primissimo passaporto e un brunch alla Santeria.
Per chi ancora non conosce questo nuovo localino, che nasce dalla società di chi da tempo detiene le redini della movida notturna, non disperi!
Sarà che la storia è ormai vecchia, ma aimè il tiramisù "con-gelato" era davvero immangiabile.
All'alba della sua venuta in italia il mio chef era stato contattato per un colloquio proprio da questi potenti Signori. In ballo c'era proprio la postazione di chef della parte gastronomica di questo piccolo  complesso che propone uffici radicalchic e qualche appartamentino fin troppo costoso. Allora c'è stata una vera e propria "prova del cuoco", peccato che che quei ben 16 Signori di cucina proprio non se ne intendessero, ma la presunzione nel giudizio, a no, quella proprio non è mancata. Fortuna che qualcuno si accorse dell'immenso errore e della superbia non giustificata dei diversi commensali, che nonostante si riconoscano come i padroni dei locali notturni della Milano bene, non riescono ad andare al di là di un menù da Mc Donald's.
Quello infatti che ci è stato rifilato oggi a pranzo non era altro che una carta composta da una scelta tra hamburgers e cesar salad per un massimo di 6 piatti, la cui combinazione di almeno tre di questi cambiava solo dall'aggiunta di cippola o bacon.
Ed ecco che comunque sono riusciti a sorprenderci. Vi racconto la scena: arriva il cameriere, ci elenca i due dolci presenti (il terzo non lo ricordava!) e aggiunge una precisazione per il tiramisù che ho travisato, l'ha definito con gelato, e si è prolungato nel spiegarmi che al posto del mascarpone avrei trovato il gelato alla crema. Si vede che anche lui non deve aver colto il senso della parola "con gelato" semmai annuciatagli dalla cucina perchè a me il tiramisù è arrivato CONGELATO e basta! Per darvi un'idea, avrei avuto bisogno del coltello per tagliarlo.
Signori, voi radical chic, finti sinistroidi. Si voi che avete sputato sentenze senza un briciolo di preparazione e gusto in materia, a voi tutti faccio i miei più vivi complimenti per non aver deluso le mie bassissime aspettative sulla vostra effimera attività, ricreata come tutte all'unico scopo di fare pessimo livello di cultura culinaria e massimo profitto.
Vi presento la Santeria, di cui volutamente ometto la location.


Unico punto a favore era l'arredamento, ricreato proprio dall'opera di colui che è stato l'unico a comprendere il suo genio, ma si sa tra artisti ci s'intende.

domenica 22 maggio 2011

Sognando l'Australia

Siamo sempre stati diversi lui ed io. Litighiamo in continuazione non la pensiamo mai allo stesso modo, lui incarna il carattere burbero ed egocentrico comunissimo a chi fa la sua professione. Io mi  sono sempre sentita una ragazza fin troppo normale, anche se perennemente alla ricerca di un senso ultimo delle cose.
Ed ecco che le nostre vite si scontrano, senza accorgercene cominciamo a far parte l'uno dell'altra.
Ho sempre creduto che l'amore fosse alla base di ogni perchè: l'amore per noi stessi, l'amore per la famiglia, l'amore verso gli amici, l'amore verso qualcuno. I film ci raccontano che non siamo noi a decidere, a scegliere, succede e basta. Sei a lavoro, nel tuo ristorante, e d'un tratto entra dalla porta qualcuno che ti cambia la vita, non in senso così biblico forse, ma lei, lui che sia, non saranno di passaggio, non andranno via senza che qualcosa dentro di noi sia cambiato.
E ora mentre scrivo, dalla mia ennesima diversa camera presa in affitto, capisco il senso di tutto questo. Ci sono persone che rispecchiano i nostri desideri più folli, le nostre paure come i nostri sogni, ci sono persone che ti risvegliano l'anima, che ti scuotono fino a farti capire che la vita non è fatta di borse di Louis Vittons o Prada,  che la nostra felicità non puo' dipendere da un posto in banca e un posto fisso. Forse per alcune basterà questo ma non a me, io ho sempre cercato di più, altro.
C'è un mondo li fuori, ci sono luoghi, persone, esperienze che vanno vissute, c'è la vita che voglio, ci sono paesaggi che voglio vedere con questi miei stessi occhi, voglio emozionarmi ancora alla vista di un biglietto che ha come unica e sola promessa la libertà, voglio credere che il vivere non si esaurisca nelle abitudini e nella routine.
Quando tre anni fa sono andata via di casa non sapevo ancora cosa di preciso io stessi cercando, probabilmente non l'ho ancora trovato, probabilmente non lo trovero' mai, ma l'insoddisfazione che oggi mi spinge a non fermarmi, a volere ancora di più, a non aver paura di lasciare certezze, che altro non sono che delle sbarre di una prigione dorata, è forte dentro di me.
Viviamo di sogni o moriamo da mortali.

mercoledì 18 maggio 2011

Fate l'amore con il sapore!

No, non é la pubblicità della muller! Ma é quello che realmente ho pensato nel mangiare il gelato di Cioccolati Italiani che nasconde nella parte finale del cono il ciocccolato fuso. Io l'ho preferito bianco, ma c'é anche al latte e fondente. E' una catena di Milano che fa del cioccolato la sua specialità; lo troverete cucinato in tutte le salse e non scherzo! Per il brunch della domenica infatti (vi consiglio vivamente di prenotare almeno due giorni prima) tra le varie prelibatezze ripropongono il Pastaio: un mix di pasta tra cui le fettuccine al cioccolato servite con una salsa di pomodorini. Ovviamente potrete fare razzia anche del buffet di dolci che si ripropone al bancone. Altro che California Bakeri e i suoi finti dolci americani fatti con lo stampino! 
Ovviamente essendo una catena pecca un po' nell'essere troppo "franchisizzato" nell'arredamento ma tutto gli é perdonato alla vista di quelle fontane di cioccolato che annebbieranno la vostra vista e accellereranno di colpo la vostra salivazione.
Il gruppo é della famiglia Ferrieri, di origini campane. Oggi due Stores a Milano: uno in via de Amicis al civico 25 e l'altro praticamente attaccato al famosissimo Luini, scelta strategica, alle spalle della Rinascente in Duomo.
Cosa aspettate? fatevi tentare!

martedì 17 maggio 2011

Menù del giorno: politica, ballottaggi e... immancabili sorprese


Ma allora é proprio vero che l'Italia sta andando al rovescio, oltre al clima che sembra essere divenuto molto più mite al nord che non al sud, ora ci ritroviamo anche con la sinistra che sbaraglia in padania mentre Partenope esausta ripone le sue speranze nel cambiamento e dunque nel centrodestra?
Non sia mai divengano anche più bravi nel fare cucina!
Ed ecco che la domanda nasce spontanea: in una battaglia fatta a suon di piatti tipici e prodotti nostrani la vittoria a chi sarebbe aggiudicata?
Premettendo che il mio giudizio sarebbe di parte, lascio la parola agli esperti e ai meno esperti che si sono espressi sull'argomento. Ovviamente é bastato googolare un attimo sulla questione per vedere che la controversia "nebbia - malavita" accende ancora gli animi di qualsiasi italiano. Sulla gastronomia in modo particolare, che diviene orgoglio  e vanto regionale.
E se vi dico adesso che cliccando sulla guida Michelin.it mi sono ritrovata in  prima pagina il titolo "La pizza napoletana è una delle vivande più rappresentative dell’Italia" mi credete? (Link per i diffidenti: http://viaggi.viamichelin.it/web/Destinazione/ItaliaItalia_Centro_SudNapoli_e_la_CampaniaNapoli/NewsL_Italia_vuole_fare_iscrivere_la_pizza_napoletana_nella_Lista_del_Patrimonio_mondiale_dell_UNESCO )
Vero anche che l'articolo é dedicato alla richiesta da parte del bel paese di tutelarne la ricetta rendendola patrimonio mondiale dell'Unesco. Scusate se é poco!

lunedì 16 maggio 2011

Gossip Girls

Ho sempre creduto che il gossip fosse per le persone, che annoiate dalla propria vita fin troppo comune, cercano il pettegolezzo per assaporare un attimo di brio. Forse sarà per questo che ogni volta che mi ritrovo incatenata a questa scrivania riesco a trovare interessanti addirittura gli articoli del portale di libero! Fatto sta che stammatina il mio lato narcisistico ha dato sfogo d'ira nel vedere le nuove foto senza veli della Canalis per la campagna PETA (campagna rivolta alla salvaguardia degli animali). Per la causa, ovviamente, tanto di capello ma Elisabetta, lasciatelo dire, stavolta hai davvero peccato di presunzione nel vietare l'uso di "God" fotoshop per i soliti ritocchini. Più che una campagna contro le pellicce adesso si confonde con Anorexia di Nolita.

Mi chiedo dunque se a conti fatti il messaggio che si voleva inviare alla comunità non sia stato completamente sviato dalla sua stessa nudità. Possibile che adesso si parli più della sua forma che non della campagna che dovrebbe sponsorizzare? E poi gli animali, che dovrebbero esserne i protagonisti, dove sono?
Se pensate che sia solo una delle solite manovre marketing per attirare l'attenzione, bé credo proprio che comunque l'ideologia che trasmetta sia sempre a senso unico ed uguale ai mille volti, corpi e culi (scusate la volgarità) senz'anima che popolano le nostre strade e i nostri incubi peggiori insieme alle maledettissime pubblicità della Kellogg's che non ci lasciano in pace neanche a Dicembre con l'ansia della prova costume!
Povere noi, povere tutte le donne, le ragazze, le giovani bambine che cresceranno con questi nuovi finti ideali commercializzati dalla nostra società che basa la sua ricchezza sulla nostra mancata autostima.
Cosi' anche quando marchi come la Dove promuovono campagne pubblicitarie come "Dove evolution" per svelare i trucchi del mestiere quello che a noi resta é il sapore amaro dell'incombente dieta senza sale, senza zuccheri, senza calorie, senza gusto! Peccato che alla fine insieme ai chili sparisca anche la nostra personalità. Tutto per assomigliare a quei finti manici di scopa e manichini creati dalla magia dei ritocchi chirurgici e grafici!


Cosi' mi domando: ma ad una campagna rivolta alla salvaguardia delle nostre curve, dei nostri sorrisi, delle nostre diversità e particolarità nessuno ci ha ancora pensato?



domenica 15 maggio 2011

Il sapore dell'estate

Nasce all'improvviso, sei fuori con un'amica al bar, vi avviate verso casa, d'un tratto resti da sola, sono le nove di sera passate, guardi il cielo che è ancora chiaro e senti arrivare da lontano quell'emozione, la riconosci, non la fermi, cerchi di assaporarne ogni attimo, la senti sempre più vicina, più forte, cominci a sentirne l'odore, il sapore, sai che una volta che diverrà certezza lascerà solo il ricordo della sua bellezza, cerchi di trattenerla il più a lungo possibile, in un pensiero, in un messaggio, in un desiderio. La vuoi, la desideri da mesi, vuoi farla tua.
Ci sono giorni che nascono per essere ricordati; non c'è motivo, non vi è alcun segno particolare, sono semplicemente più unici degli altri. Si riconoscono nelle risate, nei tuoi sguardi complici catturati nel riflessso di una vetrina, nel profumo dei tuoi pensieri, nella colonna sonora della giornata, finché non ti ritrovi a ballare da sola nel bagno dell'ufficio o in giro per la strada.
Cosi' tornando a casa non puoi che regalarti un fiore.


sabato 16 aprile 2011

Ritagli di tempo

Chi esce con un cuoco sa già che dovrà fare i conti con un'amante imbattibile...la cucina!
L'unica via d'uscita è assecondare questa passione, condividerla, amarla voi stessi..
Quello che forse non ci si aspetta è che lui passerà molto più tempo con lei che non con voi...
Vi rifilerà le solite scuse: "è solo un lavoro, è la mia professione"..
Invece è droga.
Ve lo porterà via al sabato sera, ve lo porterà via al week end, addio ai fine settimana e notti in discoteca, ciò che vi resta sono ...
Ritagli di tempo.

giovedì 7 aprile 2011

L'acqua di Napoli

C'é una leggenda napoletana che spiega perché la pizza fatta in un'altra città, anche da uno stesso "pizzaiuolo" napoletano, non abbia lo stesso sapore. Il motivo é l'acqua.

L'acqua di Napoli è l'ingrediente segreto  per la riuscita di una vera pizza partenopea. Leggenda o non leggenda, fatto sta che non sono ancora riuscita a trovare un posto al di fuori della mia città dove ritrovarne il gusto autentico, verace, come solo da noi é.
Da poco ho scoperto un posticino a Monza niente male, mi piace ritornarci spesso, per un paio d'ore mi sembra di essere tornata a casa, se non fosse per il vicino di tavolo che continua a rispondere al telefono urlando "ué pirla!". La Trattoria Caprese diviene spesso il mio angolo di paradiso, la pizza riesce ad essere "quasi" perfetta; non credo infatti importino, tra i diversi prodotti, anche l'acqua! I piatti sono molto abbondanti mentre il prezzo resta sempre relativamente basso, mi sa che anche i prezzi di un'autentica pizzeria a Napoli resteranno una leggenda per il resto d'Italia e del mondo. L'antipasto misto vi lascerà senza fiato e se vi avventurerete anche sul calzone fritto con scarole e provola, allora la commozione é assicurata. Il personale, al 99% DOC (Di Origine Campana), non deluderà le vostre aspettative regalandovi momenti di genuina simpatia e cortesia.

Trattoria Caprese
Aperto tutti i giornin, si consiglia la prenotazione.
20900 Monza (MB) - 10, p. Roma
tel: 039 322947
email: info@saporidoc.it

Da napoletana voglio continuare a credere che a fare la differenza sia l'acqua. Chi se non noi ne cogliamo il significato più vero che va al di là della stessa prelibatezza, che arriva a caratterrizzare la mia gente. Noi siamo acqua, come essa ci adattiamo alla vita come lei stessa si adatta al letto di un fiume, ad un fondo mai costante, riesce a superare ostacoli insormontabili con la sua furbizia e va avanti, qualsiasi cosa succeda.

martedì 5 aprile 2011

Diventa chi sei

Spesso si crede che la strada del successo sia la stessa per la realizzazione del proprio io. Potrebbe anche esserlo ovviamente ma bisogna che la professione intrapresa sia lo specchio dei nostri desideri.
In cucina non c'è mai stato spazio per le emozioni, si resta freddi ed impassibili per gestire al meglio i momenti di crisi. Eppure sono le stesse emozioni a distinguerne l'uno fra molti. Sono queste emozioni che hanno fatto di lui il solo, cha l'hanno sostenuto a non arrendersi mai, ad essere ciò che è sempre stato, a diventare chi fosse. Voglio credere che ognuno di noi è già qualcuno, a noi tocca solo l'arduo compito di diventarlo. La difficoltà però, come potrebbe sembrare, non è proprio nel raggiungimento del traguardo, piuttosto nella nostra capacità di comprensione: chi siamo, cosa vogliamo, come ottenerlo.
Il periodo dell'università è stato uno dei miei preferiti non solo per la possibilità di studiare ciò che si ama ma per l'aspettativa che riponiamo nel futuro, per i desideri che coltiviamo e le speranze che fomentiamo. Il momento migliore è stato quello della redazione della tesi, è come scegliere una ricetta, cercarne il significato più nascosto per renderla unica, sviscerarla e finire per trovarne l'essenza insieme alla propria, una grande scoperta.Spesso però nella vita reale non è così facile e le cose non vanno proprio come ce le aspettavamo. Si sbagliano i tempi di cottura, si esagera con lo zucchero, le modifiche apportate per renderla unica si dimostrano non esatte. Due divengono le possibilità: o si finisce per seguire alla lettera ogni ricetta, facendosi trascinare dalla corrente o si decide di riprovarci finchè non si riesce, finchè questa non sarà nostra.
Io scelgo di far parte della seconda categoria.

domenica 3 aprile 2011

Nel ricordo e nella speranza di un futuro migliore

Questa la citazione dello chef per la serata.
Così mi sono ritrovata a fare di  nuovo parte di questo mondo, almeno per una sera mi sono vista nuovamente schierata dalla parte giusta o almeno in parte. Il piano mi vedeva per metà ospite per metà aiutante: una portapiatti d'alto borgo! Mi sono ritrovata in tacchi a spillo 12 a dover servire 20 persone, con piccoli vassoi ricavati da tavolette di legno messe appunto per l'occasione. La cena è stata un'idea del padrone di casa e dello chef. I due hanno tutta l'intenzione di trovare polli da spennare a suon di portate! La scelta del menu è stata basata su piatti tipici della tradizionale cucina italiana, rivisatati all'orientale. Ogni composizione era un tributo al Giappone ma nel sapore è stato il gusto tipico italiano ad avere la meglio. Gli invitati: un gruppo tirato ad hoc per l'occasione, l'intento era far crescere la nomea e la possibile fama dell'evento. L'ambiente perfetto: un "loft" tirato su in un laboratorio del ferro, sembrava di essere tra un set fotografico e uno spazio artistico teatrale. Le luci perfette, la cucina minimalista, un sapore di casa che non tradiva la classe di un ristorante "in". Come antipasto ci si è affidati alla rinomata tartar di salmone, ad una favolosa caponata servita con sardina su un pane carasao per affermarne i contrasti, nems vegetariani e crackers fatti in casa con un ripieno di bufala, immancabile, ricoperti da semplicissima salsa di pomodoro. Il tutto andava managiato con bacchette e con l'aiuto al massimo di un cucchiaio, come in qualsiasi autentica bettola giapponese. I primi invece hanno fatto soffrire un po' la stima dello chef che si è cimentato in un risotto che ha fatto i capricci, causa fondamentale una pentola dal fondo poco spesso. Questo è stato servito alla buona in un vaso da giardinaggio con una pallina di gelato al parmigiano e una gelatina. Una scelta un po' ardua visti i mezzi poco professionali messi a disposizione dalla casa e il numero non poco limitato dei commensali. I paccheri  si sono pero' rivelati i migliori protagonisti della portata, l'accoppiata gorgonzola - speck non ha deluso ancora una volta! Il calamaro ripieno con polenta è stato altrettanto gradito, peccato che l'appetito ormai scarseggiava, ma il dolce è stato un successo: veri togo ricreati da una torta sacher al retrogusto di zenzero, e per chi non sapesse cos'è effettivamente basterà ricordare quella spezia che tutti comunemente associano al sapore di "sapone" e troviamo accompagnata al wasabi nel sushi. Sono stata la prima a dovermi ricredere: l'associazione con il cacao amaro la rende perfetta.
Applausi, applausi...applausi
La  mia serata si è così trascinata tra tipici insulti dello chef e public relations!
Quello che è rimasto al mattino però è stato il sapore amaro del risveglio.

giovedì 10 marzo 2011

"La sua ordinazione? un BIKINI grazie"

Sarà colpa dei cartelloni pubblicitari che cominciano ad affollare le nostre città, delle promozioni di prodotti anticellulite che incalzano su ogni canale televisivo, della temperatura che comincia a salire, fatto sta che l'ansia per la prova bikini é già arrivata. Allora ecco che ci ripromettiamo mille buoni propositi come il bere 5 litri di acqua al giorno, sfruttare finalmente il nostro costosissimo abbonamento annuale in palestra, cominciare a fare una dieta equilibrata e ipocalorica, tutto insomma per riuscire a non devastare la nostra, già messa a dura prova, autostima. Ma se aboliamo l'aperitivo post lavoro per evitare di assumere bevande alcooliche, non vogliamo certo passare per quelle "sfigate" che richiedono un succo di pompelmo, e anche una possibile cena fuori casa come facciamo a non inciampare poi in una qualche crisi depressiva-andante?!!
Mi sono documentata  e ho scoperto che non si deve per forza rinunciare al piacere della buona tavola, soprattutto se parliamo del piacere di una "tavola fuori"!
Secondo My personal Trainer, http://www.my-personaltrainer.it/dieta-ristorante.html, non dobbiamo rinunciarci ma solo stare più attente ad alcune regole ed accorgimenti.


Sarà bene informarsi sulla qualità e la quantità delle portate,  due valori che non sempre vanno di pari passo. Di sicuro a farne le spese saranno i nostri portafogli, si sa: la qualità si vende cara. Fare un po' di sport ci permetterà di bruciare le kalorie in eccesso, e la rinuncia al dolce post-cena di sicuro aiuterà la nostra missione, oltre al fatto che ci solleverà dal senso di colpa post-cena!
Inoltre grazie al FSA, Food standard agency britannica, le maggiori catene nel campo della ristorazione oggi riportano sul menu o confezione il valore calorico di ogni portata, sarà cosi' più facile sapere cosa scegliere.

Se credete poi di riuscire a scamparevela con la scelta di cucine asiatiche, bé, non fatevi ingannare dalla vista di tutto quel riso! Studi ben approfonditi sull'argomento hanno rilevato che le pietanze della dieta mediterranea restano le migliori amiche di una buona linea, sempre questi studi affermano che "la permissività controllata e la gratificazione che il cibo dà possono essere ottime medicine che agiscono positivamente mediante la stimolazione della sintesi di possibili neurotrasmettitori d'organo o generali".
Insomma, attenzione alla linea quello sicuro ma, Signore e Signori, perdere il sorriso per questo mai!
La serenità del nostro ego é un ingrediente fondamentale per il benessere del nostro charme.
Uno stretto tete a tete, l'atmosfera, i sapori e gli aromi, credetemi non c'é posto e modo migliore di una cena fuori per sfoggiare le nostre migliori armi di seduzione.

mercoledì 9 marzo 2011

Voglio vivere cosi', col sole in fronte...

Ti svegli guardi fuori dalla finestra e trovi il sole.
Sei convinto che nulla mai potrà far andare male questa giornata iniziata nel migliore dei modi.

Alla fermata del tram ti accorgi dello sciopero dei mezzi pubblici che ti farà arrivare in ritardo in ufficio. Poco importa dato che c'é il sole. Arrivi in ufficio e scopri che metà dei tuoi collaboratori hanno abbandonato la nave lasciandoti in un mare di guai. Ma guardi fuori e ti accorgi che c'é ancora il sole. Come se non bastasse il tuo capo ti annuncia di essere a Milano; concordate insieme un pranzo di lavoro noiosissimo con il resto dell'equipe. Ma c'é ancora il sole. Scopri che il conto corrente fa acqua da tutte le parti e non puoi permetterti una bella cenetta stasera in un qualche localino coi fiocchi giusto per tirarsi su di morale.
Il sole.

D'un tratto vorrei essere di nuovo studente, essere li, tra quei "vicoli" di Napoli, ritrovarmi a passeggiare per Montesanto, spaccanapoli fino ad arrivare in Piazza del Gesù, cosi' da essere innondata dai raggi di sole prima nascosti nelle finestre dei palazzi in queste stradine troppo strette. Riesco a sentire gli odori, i rumori, la folla che mi passa di fianco.

Ho voglia di mozzarella, quella vera, quella che "guai se la si mette in frigo". Ed ecco che sono sui decumani, mi avvicino alla solita friggitoria difianco alla napoli sotterranea, un aperitivo con la pizza fritta, ricotta e mozzarella, farà un baffo anche agli acclamatissimi panzarotti di Luini a Milano.
Per pranzo scelgo di arrivare fino a Pozzuoli, adoro starmene li a guardare i pescatori che vendono il pescato del giorno per poi, dopo, dirigermi in uno dei ristorantini dal pesce freschissimo che affacciano priprio sui fori romani di via serapide. L'atmosfera é sempre molto suggestiva.

Immagino il ritorno con il mio scuterino 50. Sento l'aria, ormai più tiepida ma sempre frizzante, che mi arruffa i capelli; poco importa di fronte un gran cosi' bello spettacolo: il mare, il golfo, il sole.
Questa é la felicità.

martedì 8 marzo 2011

La festa delle Tonne

Ma per favore!
Siamo riuscite ad ottenere il diritto al voto, siamo arrivate in parlamento, vestiamo in minigonna anche in ufficio, lasciamo i pargoli a casa con i papà e ancora festeggiamo la festa più maschilista che possa esserci?
La cucina é da sempre un santuario al maschile; basti pensare alla definizione di "chef" che non ha eguali al femminile.
Abbiamo già parlato dello chef Ramsay, che ha creato un vero regno gastronomico con i suoi ristoranti d'altissimo livello aperti in tutto il mondo, solo 10 anni fa affermava "Le donne in cucina non valgono nulla". E' stato grazie alla tenacia, al duro lavoro e al sudore di donne come An­gela Hart­nett, Gemma Tuley, Clare Smyth che si é dovuto ricredere sull'argomento.
Oggi queste donne non solo sono stellate ma sono anche le più giovani chef a capo delle cucine più rinomate d'Inghilterra.
Certo il mondo della ristorazione é ancora saldamente in mano agli uomini e siamo ben lontani dal parlare di una vera rivoluzione in cucina. Ma se non sono le capicità a mancare cos'é che impedisce alle donne di affermarsi in tale ambito? Se ogni cliché ci ripropone ai fornelli casalinghi perché mai non dovremmo neanche azzardare l'idea di divenire delle professioniste in materia?
Di sicuro se quest'arte risulta essere impossibile per molti la si rende ancora più inarrivabile per il genere femminile.
La stessa Gemma ha dovuto affrontare le pene dell'inferno nella cucina del leggendario chef  parigino, Guy Savoy prima che le fossero riconosciute le sue altissime capacità. Lei stessa racconta che la detestavano solo per il fatto di essere donna; le barzellette a sfondo maschilista non mancavano e la sua coda di cavallo veniva utilizzata dallo chef in seconda a mo' di guinzaglio.
Dopo solo due mesi ha tagliato i capelli ed é passata d'aiutante a chef di partita del pesce, «Se non avessi im­pa­rato a nuo­tare sa­rei af­fo­gata. Per for­tuna, ho im­pa­rato».
Come sempre dobbiamo dimostrare che le nostre capacità arrivino a superare quelle maschili pur di essere considerate al loro pari.
Contro ogni mia aspettativa l'Italia si afferma oggi come il paese con il maggior numero di rappresentanti nobili al femminile in questo campo. Su 4 chef "3 stelle" 3 sono donne. Ne fanno un esempio Nadia Santini ("dal pescatore" a Canneto sull’Oglio, in provincia di Mantova); alla pari di Annie Feolde (“Enoteca Pinchiorri” a Firenze) e di Luisa Valazza (“Al Sorriso” di Soriso, Novara).
La Francia non conta abbastanza donne chef ma grazie all'impegno di Hélène Darroze anche li le cose si stanno evolvendo.  Nel 2004 ha creato infatti un’associazione, “Le nuove madri cuoche”, per valorizzare di nuovo questa figura nel mondo moderno.
A differenza degli uomini tutte queste donne non hanno mai negato il peso che hanno avuto nelle loro carriere figure maschili. Lo ricorda la stessa Darroze con suo padre e Alain Ducasse, la nostra Nadia Santini che ha sposato la gastronomia insieme all'amore per il marito.
A questo punto sarebbe lecito richiedere almeno un riconoscimento, basterebbe trovare un sostantivo al femminile per la denominazione di "CHEF". Che divenga un promemoria per queste vittorie tanto sudate e per le prossime che arriveranno.

Allora si, auguri Donne!

lunedì 7 marzo 2011

Ispirazione

E' da un po' che non pubblico nuovi post. Solite cose: il tempo, i mille impegni, un po' di pigrizia; ma a dirla tutta ho dato l'intera colpa alla mancanza d'ispirazione. Ma non é giusto addossare la colpa a qualcuno, in questo caso qualcosa, che non si conosce bene; quindi ho cominciato a cercare di capire cos'é effettivamente questa Sig.ra Ispirazione di cui tutti parlano e soprattutto capire come e dove ritrovarla. Come sempre ho interpellato in primis Wikipidia. Secondo il nostro amico saputello per ispirazione s'intede "una particolare eccitazione della mente, della fantasia o del sentimento che spinge un individuo a creare un'opera". Mi sono cosi' ricordata che in dialetto napoletano la sua traduzuione sarebbe "teng genio" ossia "ho genio di..". Ed é questa accezione che ci permette di coglierne l'essenza del suo significato.
L'ispirazione è l'ingrediente fondamentale per ogni nostra creazione, di ogni capolavoro, di ogni nostra esperienza. Ma se basta essa a rendere ogni nostro lavoro unico perchè non riusciamo a ritrovarla ogni qualvolta ne abbiamo bisogno? Quali sono gli elementi della sua causa scatenante?
Difficile a dirlo. L'arte è da sempre opera di geni ispirati ed è anche allo stesso tempo fonte d'ispirazione per chi ne gode l'opera. La gastronomia, così come la moda, la poesia rimpongono la propria linfa vitale nell'ispirazione di un attimo. Ecco come si riesce a rimescolare sempre i soliti ingredienti per ricreare nuovi piatti, collezioni, prose. Forse parte del lavoro è dato proprio dalla sperimentazione dell'abinamento di nuovi elementi per ricreare dei gusti nuovi che ne siano una celebrazione e mai "un'opera mancata". Attenzione, la linea che separa una possibile illuminazione dalla catastrofe completa è davvero molto sottile.
Ma solo la costanza premierà gli audaci.
Viaggi, esperienze, altri mondi e creazioni saranno il pane quotidiano per il nostro genio, il mondo che ci circonda e quello irreale dei notri sogni saranno lo spazio dove rigenerarla.
Ecco che mi é venuto in mente uno chef che ha fatto del mondo la sua cucina e delle nuove culture i suoi attrezzi. Chi non conosce Jamie Oliver! i suoi viaggi ne hanno fatto uno degli chef più importanti e riconosciuti d'Inghilterra e del resto del mondo, nonostante la sua giovane età. Molti l'avranno già visto nei suoi programmi su cielo tv , canale gratuito di Sky.
I più interessati avranno azzardato l'acquisto dei suoi costosissimi libri, come l'ultimo.
Parlano tutti dei suoi viaggi e del modo in cui ha rivoluzionato la cucina. Gira il mondo alla scoperta di nuovi luoghi e nuove esperienze culinarie. Il suo desiderio é di abbattere ogni frontiera del gusto e cucinare nelle situazioni più estreme. Farlo nel rispetto della natura e della stagionalità degli ingredienti. La sua food philosophy é un vero inno alla buona tavola e ad una buona dieta,  http://www.jamieoliver.com/philosophy.

lunedì 28 febbraio 2011

L'attesa fa gola

Sono una che arriva puntuale e ovviamente odio chi mi fa aspettare. Ho un'amica alla quale calcolavo sempre buoni tre quarti d'ora di ritardo ogni volta che avevamo un appuntamento.
L'attesa spesso puo' essere causa determinante di un giudizio negativo di un cliente.
E' solitamente la parte peggiore, i minuti che scorrono dall'ordinazione al piatto sembrano dilatarsi. Ci si illude ogni volta che il cameriere arriva verso la nostra direzione. Chi è esperto di questo settore, o conosce comunque i trucchetti, sa che almeno una parte dell'ordinazione arriva subito: le bevande. Sono sempre le prime ad arrivare e le ultime ad andarsene. Servite subito per far si che la nostra attesa sia più sopportabile ma anche nella speranza che in tal modo possano finire prima per essere riordinate. Un servizio che si rispetti non farà trascorrere che qualche minuto dall'ordinazione all'arrivo delle suddette.
Ma l'attesa puo' essere cosa ancora peggiore se si tratta di quei locali dove non vi é modo di prenotare il tavolo e si deve restare esposti al freddo e al gelo prima di riuscire a raggiungere la tanto attesa meta finale.
Conosco un posticino a Parigi dove la fila fa ormai parte del menù!
Ma il gioco vale la candela?
Ovviamente la fila é segno evidente dell'ottimo livello culinario ma non confidateci troppo, i gusti son gusti!
Ma se aggiungete il bisogno di tempo per rompere il giaccio con chi vi accompagna, conoscere la ragazza/o dietro di voi accomodatevi pure! Funziona addirittura per risolvere l'ennesimo litigio prima di pranzare, cenare o brunch...are; non c'é cosa peggiore che star seduti in due senza parlare per paura di cominciare a far volare piatti e bicchieri . La lunga fila vi darà tempo di riappacificarvi e godervi il vostro pasto!
Insomma copritevi per bene e godetevi il viaggio...

La fila migliore di Parigi é al "Breakfast in America", altro che California Bakery o simil.
Il vero Hamburger 5 strati americano a Parigi lo trovi a Saint Paul, ed é perfetto per quelle domeniche un po' ignoranti con sveglia alle 3 del pomeriggio. Non fatevi impressionare dalla descrizione del THE BIA, alla sola vista la salivazione aumenterà del 1000%! Lasciate spazio anche ai classici pancakes, li troverete al cioccolato nero o bianco, ai mirtilli o nature con solo sciroppo d'acero! Se ad accompagnare il tutto prenderete anche un Milk shake allora il risultato é garantito: uscirete rotolando a gattoni!
L'ambiente fa molto, sembra di entrare in una porta spazio temporale e ritrovarsi in una vera tavola calda americana, o almeno chi in America c'é stato cosi' mi dice!
Si ritorna ai tempi di Happy days, sarà anche per le cameriere che sembrano uscite dal casting a quanto pare, tutte rigorosamente americane!
Non sarà il ristorante a 5 stelle ma per chi ama gli amburger tanto quanto il foie gras non c'é scelta più ghiotta.
Bon appetit
http://www.breakfast-in-america.com/

domenica 27 febbraio 2011

Addio chef

Mi sveglio questa mattina e su libero.it trovo quest'articolo intitolato "Addio chef ! [...] arrivano le food blogger". Cos'è uno scherzo? Sarà mica un segno del destino!
Paranoie a parte, è un articolo che non condivido. Un conto è l'amore per l'arte del cucinare, e quindi ben vengano tutti i seguitissimi blog - "manuali di cucina"; un altro è affermare che questi possano permetterci di essere all'altezza di grandi chef e , secondo quanto afferma l'articolo, addirittura superarli! Si fanno nomi come Carlo Cracco, Davide Oldani o Filippo la Mantia; fortuna ci sia stato un attimo di lucidità e si è lasciato fuori Gualtiero Marchesi.
L'articolo va contro tutto quello che io ho affermato fin'ora, ossia che la cucina è un'arte ed essendo tale non è per tutti.
Ho già fatto riferimenti al cartone animato Disney Ratatouille: "Chiunque puo' cucinare significa che non tutti possono diventare dei grandi artisti ma che un grande artista puo' celarsi in chiunque".
Sarebbe come affermare che tutti coloro che amano dipingere siano paragonabili o addirittura migliori di Picasso, anzi, che per diventarlo basterebbe seguire un blog sull'argomento.
Non voglio essere certo categorica, questi blog saranno perfetti per migliorarsi e scoprire forse una propria inclinazione nascosta anche se non basteranno, da soli, per far di voi veri chef ; Se così fosse dove sarebbe la magia? Quindi non rinunciate mai alla possibilità di andare ad assaporare leggendari piatti, per la cui preparazione non basterebbero mai i nostri attrezzi casalinghi; sarà come poter toccare con mano, in questo caso anche con bocca, un capolavoro.
Innamoratevi dei sapori, dei gusti e non smettete mai di cucinare, fatelo perchè vi piace, perchè vi fa stare bene. Questo non farà altro che farvi apprezzare ancor più quest'arte sopraffina.

giovedì 24 febbraio 2011

Quanto siamo "fuori"?

Quanto spesso si va fuori a cena?
Secondo quanto riportato dal FIPE (http://www.fipe.it/fipe/Ufficiost/Comunicati/FIPE/2011/nota-ricerca-crisi.doc_cvt.htm) gli italiani si classificano in terza posizione per il consumo fuori casa, dopo la Spagna e il Regno Unito, prima della Germania e della Francia.
Eppure sento odor di bruciato! E' possibile realmente stimare tale statistica senza indagare effettivamente sulla qualità di quel "consumo fuori casa"? Se mi guardo intorno ad avere la meglio sulla stessa ristorazione sono gli ormai famosissimi aperitivi.

Il popolo mondano ne va matto facendone i veri killer della cucina tradizionale, soprattutto se si parla del nord Italia. Sono frizzanti, allegri e molto economici, perfetti per il post-lavoro.
Se ci spostiamo al centro - sud invece la storia cambia; io che li ci sono nata, posso assicurarvi che solo una cosa riuscirà a portarvi via dalla "pasta e patate" della mamma, la pizza! Unica vera prelibatezza, impossibile da riprodurre in casa. Mi chiedo allora, quanto di questa indagine della "federazione italiana pubblici esercizi" ci si possa fidare? E la colpa, poi, é degli aperitivi e del fatto che siamo diventati fin troppo bravi a cucinare? O è una questione di priorità?
Una cosa é certa: di questi problemi di sicuro non soffrono i ristoratori di paesi come la Francia e il Regno unito dove l'happy houre non si accompagna nenache con mezza patatina e, diciamolo pure, la cucina non é proprio arte "popolare"! Ho dovuto girare tutti i bar di Parigi prima d'imbattermi nel meraviglioso mondo di SPAGHETTI, nel fantastico quartiere del marais, al 14 di rue saint Merri. Oltre infatti all'intrattenimento offerto dai vari personaggi, clienti abituali (ma chi conosce Parigi, sa bene cosa intendo), c'era anche, diciamo pure,  la foto-ricordo di un lontanissimo aperitivo all'italiana. C'é stato anche chi ha cercato di trapiantare l'evento in serate allo Sciscia, noto locale dallo stile noir-bohémien, ovviamente un fiasco! Non essendoci abituati gli ospiti hanno fatto piazza pulita del buffet, neanche fosse stata una gara a tempo. Insomma usanze tue dei paesi tuoi!
Fortunatamente c'è ancora, in Italia, chi ancora preferisce una cena fuori, una mostra o uno spettacolo a teatro al posto di una serata in discoteca.
Si, è una questione innanzitutto di età, una questione di priorità; è una questione di cultura e, perchè no, di valori.