venerdì 29 luglio 2011

Adieu 4bis rue Saint Sauveur

Ero una ragazzina.
Sono arrivata nel lontano settembre del 2008 su un treno fumante di sogni. Sono passata per rue Oberkampht e René Boulanger prima di approdare in questa polverosa rue Saint Sauveur. E' una traversa di una delle più affollate e vispe rue del secondo arrondisement. La strada é decorata di stracci e rimasugli delle vicine atelier, c'é un kebabaro dove ho mangiato più di una volta e che emana un odore di cipolla già alle 11 della mattina; l'estetista che ti propone la più dolora ed efficace depilazione mai vista; c'é una spa da 2000€ all'anno che attira donne dalle gambe lunghissime e uomini dall'area poco virile.
Al 4bis di rue Saint Sauveur si trova lo studio. Grande, luminoso, spartano. Nello studio al 4bis di rue Saint Sauveur c'era una stagista di 23 anni appena laureata con nessuna esperienza. Al 4bis di rue Saint Sauveur la stagista usciva dal lavoro sempre alle 9 di sera con un'aria distrutta e poco curata. E cosi' é diventata adulta. Al 4 bis ha ottenuto il suo primo contratto, un contratto da responsabile commerciale a tempo indeterminato. Ha ottenuto una scrivania, una sedia e un telefono.
Ma la ragazzina sognava di più del 4bis rue Saint Sauveur.
Adieu 4bis di rue Saint Sauver. 

mercoledì 20 luglio 2011

SKUNK ANENSIE 19/07/2011 Arena civica Milano

Nonostante la pioggia
Nonostante il freddo
Nonostante tutto
Grandi emozioni



"You can saved me, you saved me...from my self..."

La pioggia sembrava averci risparmiato, quando sulle prime note di Hedonism ha cominciato a venir giù...
Ma ormai nulla aveva importanza, anche lei, la pioggia, era la benvenuta..faceva parte del grande show che ieri gli Skunk anensie ci hanno regalato in una semplice notte uggiosa di  Milano.
Allora fanculo l'ombrello, fanculo anche il keeway che non é impermeabile, qui, stanotte si balla e si canta sotto la pioggia, perché lei, noi, me...non ci ferma più nessuno!

Non c'era modo migliore per salutare questa città che, NONOSTANTE TUTTO, mi ha emozionata, coccolata, stranita e anche salvata. L'ho salutata anch'io con lei: "Helloooooo Milanoooooo".

lunedì 18 luglio 2011

Fanculopensiero

Ho voglia di scrivere...
ho voglia di buttare fuori i mille pensieri, tutte le preoccupazioni che sento arrivare da lontano..le sento, sono appostate in attesa di un mio passo falso, in attesa del momento in cui cedero', anche se per un istante, pochi secondi, attimi, a quel "tel'avevodettoio!" per poi scatenare l'inferno nella mia testa.
Ed invece io resisto, perché non ci dovrà essere nessun "tel'avevodettoio!" che possa turbare la mia, seppur precaria, quiete interiore. Bisogna saltare ora e non si puo' perdere la concentrazione, non ora che dopo tutta 'sta rincorsa, almeno due anni, il momento é arrivato: manca poco al burrone. Non ora che basterebbe un soffio per farmi andare giù. Bisogna smettere di pensare, credere nelle proprie capacità, fidarsi del proprio istinto, si tratta di sopravvivenza, e soprattutto bisogna non voltarsi indietro, mai.
Quindi "Fanculopensiero".

Amo leggere, ma non lo faccio sempre. Non seguo nessun criterio preciso: quando ho voglia di leggere io leggo. Leggo dai romanzi gialli ai bestseller tanto pubblicizzati, al libro sconosciuto comprato solo perché mi piaceva la copertina. Leggo le etichette di tutto quello che mi passa davanti in bagno. Leggo i cartelloni pubblicitari, leggo Vanity fair. Leggo anche le mail, i blog, il mio blog.

Giovedi' ero sul naviglio piccolo quando mi ritrovo davanti un sogno di libreria. Piccola con un grosso cartello all'entrata che indicava che tutti i libri erano venduti a soli 2€. I libri infatti erano stati trovati in qualche discarica e salvati dall'agonia. Erano ben pettinati e in bella mostra come cuccioli in cerca di qualcuno che si prendesse cura di loro. Andavano salvati dal triste destino del "baratrodeilibrinonletti".

Amo leggere, amo leggere soprattutto i libri usati. Resto affascinata dalla loro storia: non conoscendola ne creo sempre una. Acquistato in una di quelle grosse librerie del centro molti anni fa, almeno nel 2003 (l'anno della pubblicazione) il mio libro é stato poi accidentalmente abbandonato su  di una panchina della metro, da li' ha avuto diversi proprietari, nessun barbone visto il suo ottimo stato attuale. Probabilmente non sarà stato neanche granché apprezzato, farebbe addiritura pensare che sia stato sfogliato poco. Sarà stata colpa della tematica: cosi' scomoda che molti avranno deciso accuratamente di evitare per paura che come una malattia questa potesse attaccarsi al proprio pensiero, sarebbe stata la fine. Cosi' per non buttarlo via il suo ultimo proprietario avrà deciso di venderlo, regalarlo alla libreria, sicuro che qualche folle avrebbe non solo letto ma apprezzato quelle pagine.
"Fanculopensiero" mi ha trovata, a me é bastato solo arrivare a metà strada: entrare nella piccola libreria di seconda mano. L'ho cercato, sapevo cosa cercare, sapevo che era li' da qualche parte. Il mio unico compito era quello di far scorrere i miei occhi da uno scaffale all'altro finché non l'avrei trovato.
Vi siete mai  chiesti come le canzoni riescano a raccontare perfettamente il vostro stato d'animo proprio nel momento in cui questo é particolarmente sensibile? Con me questo succede solitamente coi libri.
D'un tratto eccolo. Prima ancora di aprirne la prima pagina sapevo che era lui. Un titolo cosi' non poteva che essere perfetto per il mio preciso momento di follia.
O illumuinazione? Questione di punti di vista.

E quindi: "Fanculopensiero".

Sono nata nomade dentro

Sono una vedova allegra.
Organizzo il funerale alla mia vecchia vita. Sono qui che la saluto commossa. Non tutto ancora é concluso, manca poco. Ho lasciato casa. Non ho più una casa. Sono una nomade. Sono una nomade allegra.

Ricordo la sensazione d'impotenza che si ha davanti una nuova città; ricordo la solitudine che ti cattura, ricordo il suo odore, l'odore della paura. Ricordo l'angoscia che ti assale alla sera, che non ti lascia neppure al mattino. Ricordo quello schiaffo in pieno viso che ti risveglia dal torpore. Ricordo la difficoltà d'espressione, ricordo il rumore sordo del vuoto che ti circonda, il rumore assordante di parole incomprensibili. Ricordo le lacrime pesare come macigni. Poi quella forza che arriva da lontano, quella voglia di farcela a tutti i costi. Ricordo la gioia immensa per ogni piccola vottoria. Ricordo il piacere di orientarsi. Ricordo il giorno che ne vale 100, ricordo l'anno che ne vale 1000. Ricordo che il tempo vola e resta immbile allo stesso tempo. Ricordo le mie 10000 case, ricordo cosa vuol dire trovarne la prima. Quel posticino al Centre Pompidou: piedi incrociati, con le spalle alla ringhiera, di fronte la boutique dai mille libri e cartoline; il piccolo giardino di rue didot di fianco casa da dove si sentiva sempre una musica jazz arrivare da lontano; la panchina sul canal Saint Martin (la foto riportata l'ho scattata quando l'ho trovata); la fermata della metro Oberkampft che ho conosciuto a qualsiasi ora del giorno e della notte; il caffé di Starbucks a Chatelet, il cinese di fronte casa sbirciato dalla finestra.
In questi luoghi mi sono sentita a casa anche quando una casa non ce l'avevo; in questi luoghi mi sono sentita in pace e felice anche se tutto intorno a me era incerto; in questi luoghi ho trovato, per alcuni attimi, anche me stessa.

lunedì 11 luglio 2011

Ci sono tre milanesi, un ristorante americano e una napoletana...

La giornata è calda, afosa. Il sole fa capolino tra le nuvole, è da poco passato mezzogiorno. Faccio una doccia veloce per risvegliare il mio corpo assopito.
L'appuntamento fissato per un pranzo in terrazza. Un tavolo con quattro sedie, un ombrellone da esterno, qualche fiore, qualche insetto, tutto sa d'estate.
Tutto sa d'estate, anche i miei capelli bagnati, la mia tutina-prendisole HM, i piedi nudi, lo smalto verde bottiglia Kiko. Ma manca il mare.
Il mio chef smanetta ai fornelli, in cucina. Stranamente non si lamenta.
Dalla cucina arriva un odore di vacanza, il menù é una sorpresa; tutto dipende dalla sua fortuna, dalla sua capacità di tirar fuori il coniglio dal cilindro. E' un narcisista, soprattutto in cucina, lo s'intuisce subito dalla sua accurata presentazione, nulla é lasciato al caso. Vassoi neri allungati, a sinistra una ciotola nera contenente farro condito con pomodorini, olive nere, bottarga di tonno, cubetti di formaggio. A seguire pomodori farciti con salsa di tonno e rifiniti da una fettina di romano, un filo d'olio. Tre fettine di bresaola accompagnate da due fettine di cour de dieu, noci incastonate, rifinutara d'olio. Il dessert, il vero protagonista tra le portate, servito in bicchiere di vetro capiente si presentava composto: una macedonia di cubetti di pane tostato in rosmarino, cubetti di albicocca e pesca sciroppate, una palla di gelato alla panna rifinita ad arte con un filo d'olio d'oliva, dettaglio fondamentale rubato alla cucina del ristorante Folia di Chicago. Una cucina semplice, ingredienti nostrani dal sapore mediterraneo, qualche barzelletta e una bottiglia di buon vino bianco.

   

mercoledì 6 luglio 2011

"Bigliettino da visita? In fondo a destra, prego."

Se fossi un critico gastronomico comincerei con l'andare in bagno. Se fossi un critico gastronomico, prima di guardare il menù o la carta dei vini, prima di sedermi al tavolo, prima ancora di fare la mia prenotazione, andrei in bagno. Non il mio, s'intende. No, andrei a visitare il bagno del ristorante, locale, birreria, paninoteca, enoteca, caffetteria. Non si tratta di perversione, neppure di una qualche urgenza. Mi piace spiarli da li; é da li' che si intuiscono i loro mille segreti celati.
Un bagno, piccolo o grande che sia, se sporco, malandato, non igienizzato desterebbe senz'altro sospetti; mentre uno ben tenuto, dal desaign curato anche in qualche piccolo dettaglio (uno specchio, un portasapone originale a forma di naso, qualche poster) ci sorprenderà in modo assolutamente positivo.

Adoravo fare aperitivo al Blender. Locale rinomato qui a Milano proprio per i suoi banchetti da capogiro. Peccato per il bagno. Peccato, perché dopo il giro turistico la fame é passata.

Ieri invece dai "cinesi fashion" in Moscova, tra un bicchiere di vino e uno di birra, mi sono ritrovata nel bagno "in" di un locale "in". In questi bagni "in" di locali "in" il gossip é garantito e le sorprese di certo non deludono mai: l'odore di alcool profumato, il bianco del talco nell'aria, le maschere smesse e poi ricomposte, gli incontri-scontri, i mille e pochi sconosciuti, gli specchi ingannevoli, i pettegolezzi rubati, tutto ricorda il "dietro le quinte" di un teatro, o meglio ancora... di un circo.

Di bagni ne ho visti. Ho visto più bagni che menù. Sono stata in visita in quelli dei locali più costosi, visto che almeno alla toilette l'ingresso é libero! In quelli delle bettole più luride, in quelli eccentrici, in quelli dal lato omosessuale o omofobico, in quelli insulsi o stravaganti o peggio: anonimi.
Resta il fatto che é qui che si coglie la vera anima della "festa"!
Belli o brutti che siano stati questi viaggi, di sicuro hanno segnato il mio immaginario, rivelazioni.


Mi scuso in anticipo:




TRAINSPOTTING.
No comment.