martedì 8 marzo 2011

La festa delle Tonne

Ma per favore!
Siamo riuscite ad ottenere il diritto al voto, siamo arrivate in parlamento, vestiamo in minigonna anche in ufficio, lasciamo i pargoli a casa con i papà e ancora festeggiamo la festa più maschilista che possa esserci?
La cucina é da sempre un santuario al maschile; basti pensare alla definizione di "chef" che non ha eguali al femminile.
Abbiamo già parlato dello chef Ramsay, che ha creato un vero regno gastronomico con i suoi ristoranti d'altissimo livello aperti in tutto il mondo, solo 10 anni fa affermava "Le donne in cucina non valgono nulla". E' stato grazie alla tenacia, al duro lavoro e al sudore di donne come An­gela Hart­nett, Gemma Tuley, Clare Smyth che si é dovuto ricredere sull'argomento.
Oggi queste donne non solo sono stellate ma sono anche le più giovani chef a capo delle cucine più rinomate d'Inghilterra.
Certo il mondo della ristorazione é ancora saldamente in mano agli uomini e siamo ben lontani dal parlare di una vera rivoluzione in cucina. Ma se non sono le capicità a mancare cos'é che impedisce alle donne di affermarsi in tale ambito? Se ogni cliché ci ripropone ai fornelli casalinghi perché mai non dovremmo neanche azzardare l'idea di divenire delle professioniste in materia?
Di sicuro se quest'arte risulta essere impossibile per molti la si rende ancora più inarrivabile per il genere femminile.
La stessa Gemma ha dovuto affrontare le pene dell'inferno nella cucina del leggendario chef  parigino, Guy Savoy prima che le fossero riconosciute le sue altissime capacità. Lei stessa racconta che la detestavano solo per il fatto di essere donna; le barzellette a sfondo maschilista non mancavano e la sua coda di cavallo veniva utilizzata dallo chef in seconda a mo' di guinzaglio.
Dopo solo due mesi ha tagliato i capelli ed é passata d'aiutante a chef di partita del pesce, «Se non avessi im­pa­rato a nuo­tare sa­rei af­fo­gata. Per for­tuna, ho im­pa­rato».
Come sempre dobbiamo dimostrare che le nostre capacità arrivino a superare quelle maschili pur di essere considerate al loro pari.
Contro ogni mia aspettativa l'Italia si afferma oggi come il paese con il maggior numero di rappresentanti nobili al femminile in questo campo. Su 4 chef "3 stelle" 3 sono donne. Ne fanno un esempio Nadia Santini ("dal pescatore" a Canneto sull’Oglio, in provincia di Mantova); alla pari di Annie Feolde (“Enoteca Pinchiorri” a Firenze) e di Luisa Valazza (“Al Sorriso” di Soriso, Novara).
La Francia non conta abbastanza donne chef ma grazie all'impegno di Hélène Darroze anche li le cose si stanno evolvendo.  Nel 2004 ha creato infatti un’associazione, “Le nuove madri cuoche”, per valorizzare di nuovo questa figura nel mondo moderno.
A differenza degli uomini tutte queste donne non hanno mai negato il peso che hanno avuto nelle loro carriere figure maschili. Lo ricorda la stessa Darroze con suo padre e Alain Ducasse, la nostra Nadia Santini che ha sposato la gastronomia insieme all'amore per il marito.
A questo punto sarebbe lecito richiedere almeno un riconoscimento, basterebbe trovare un sostantivo al femminile per la denominazione di "CHEF". Che divenga un promemoria per queste vittorie tanto sudate e per le prossime che arriveranno.

Allora si, auguri Donne!

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