lunedì 11 luglio 2011

Ci sono tre milanesi, un ristorante americano e una napoletana...

La giornata è calda, afosa. Il sole fa capolino tra le nuvole, è da poco passato mezzogiorno. Faccio una doccia veloce per risvegliare il mio corpo assopito.
L'appuntamento fissato per un pranzo in terrazza. Un tavolo con quattro sedie, un ombrellone da esterno, qualche fiore, qualche insetto, tutto sa d'estate.
Tutto sa d'estate, anche i miei capelli bagnati, la mia tutina-prendisole HM, i piedi nudi, lo smalto verde bottiglia Kiko. Ma manca il mare.
Il mio chef smanetta ai fornelli, in cucina. Stranamente non si lamenta.
Dalla cucina arriva un odore di vacanza, il menù é una sorpresa; tutto dipende dalla sua fortuna, dalla sua capacità di tirar fuori il coniglio dal cilindro. E' un narcisista, soprattutto in cucina, lo s'intuisce subito dalla sua accurata presentazione, nulla é lasciato al caso. Vassoi neri allungati, a sinistra una ciotola nera contenente farro condito con pomodorini, olive nere, bottarga di tonno, cubetti di formaggio. A seguire pomodori farciti con salsa di tonno e rifiniti da una fettina di romano, un filo d'olio. Tre fettine di bresaola accompagnate da due fettine di cour de dieu, noci incastonate, rifinutara d'olio. Il dessert, il vero protagonista tra le portate, servito in bicchiere di vetro capiente si presentava composto: una macedonia di cubetti di pane tostato in rosmarino, cubetti di albicocca e pesca sciroppate, una palla di gelato alla panna rifinita ad arte con un filo d'olio d'oliva, dettaglio fondamentale rubato alla cucina del ristorante Folia di Chicago. Una cucina semplice, ingredienti nostrani dal sapore mediterraneo, qualche barzelletta e una bottiglia di buon vino bianco.

   

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