giovedì 24 febbraio 2011

Le voglie di un uomo incinto

Chi ama la cucina e soprattutto ama mangiare non smetterebbe mai di farlo. Se il soggetto in questione è anche un cuoco, bè allora all'avvicinarsi dell'ora di pranzo, dopo aver sviato i mille tentativi di fare uno spuntino, non fatevi assolutamente trovare impreparate sul posto dove lo porterete finalmente a mangiare, in caso contrario l'ira potrebbe essere fatale. Grandi storie d'amore sono tragicamente finite per un mancato rispetto dell'ora del pranzo e soprattutto per la scelta del sacro luogo dove esorcizzare l'appetito. Come sopravvivere all'evento quando ci si mettono di mezzo anche le voglie dell'uomo incinto? Oggi la parola d'ordine era "sushi".

Rovistando fra i meandri della mia memoria mi sono ricordata di quel localino tanto carino, ben recensito da Gambero rosso e Vivimilano, precisamente in via Vincenzo Monti 16, Milano. Zakuro è davvero un posticino accogliente, intimo, dai colori vivi e caldi; la scelta dell'arredamento lascia a desiderare in alcuni dettagli che rendono pero' il posto ancora più vero. Se si parla di cucina giapponese abbiamo sempre ricercato e preferito bettole, diffidando dei ristoranti dall'arredamento barocco e troppo costruito, la rendono più vera. Chi in Giappone c'è stato davvero sa che il classico locale è solitamente molto piccolo e dall'arredamento essenziale, è la cucina a fare da protagonista assoluta. I posti più ambiti infatti sono sempre quelli al bancone, da quella posizione in prima fila lo spettacolo sarà sublime e la vostra cena sarà gustata con gli occhi. Abbiamo scelto alla carta vista la particolarità di alcuni piatti insoliti che non ricordavo facessero parte della tradizionale cucina. Il panino al pollo fritto è stato una rivelazione, laciatemelo dire, eccezionale; l'altro agli spaghetti era molto particolare ma forse un po' troppo fusion-andante e con un italiano, si sa, mai scherzare con ... la pasta, sarebbe come offendere sua madre! A seguire hosomaki semplici al salmone, uramaki spicy tuna e un tendom tempura. Anche il mio chef è rimasto molto soddisfato, unica pecca trovata riguardava la tempura, in parole semplici non era una vera tempura, per esserlo, a quanto mi ha spiegato, deve essere asciutta, croccante e dura e non unta e poco aderente, insomma era una normale frittura. Per il resto ha apprezzato il pesce freschissimo e l'ottima qualità e cottura del riso che l'ha indotto a credere che ci fosse addirittura un qualche ingrediente segreto. Strano ma vero, a completare il menù c'erano anche i dolci; siamo caduti sulla torta chiffon preparata il giorno prima dalla cameriera, un segreto svelatoci con tanto di sorriso a 32 denti soddisfatto. Posso solo dire che ci sarà un motivo per cui i giapponesi solitamente non prevedono il dolce, ma non intendo parlare male di un qualsiasi piatto fatto con tanto amore. Il servizio è stato veloce e molto conviviale, a gestire la sala vi era la proprietaria detta Succimei di origini della Manciuria, in Cina, ma non diffidate perchè il cuoco è giapponese doc, il sig. Masumoto. Nessuna sorpresina finale, il conto è stato di 38.50€ compreso acqua e l'immancabile hasai (birra nazionale giapponese). Non avevamo prenotato ma consiglierei di farlo o di arrivare verso le 12:30, ci sono solo 25 posti. Resta aperto anche di sera anche se io lo preferirei per un pranzo non troppo impegnativo ma di buon livello, con il giapponese non si scherza!

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